mercoledì 16 aprile 2008

in scena la seconda B e la seconda C

Oggi è la volta delle seconde B e C…
L’ultima volta che siamo venuti abbiamo preso un impegno: contare ancora gli acquatici presenti nella vasca per scoprire se ne sono arrivati di nuovi oppure se qualcuno se ne è andato.
Lentamente, quasi in punta di piedi ci avviciniamo alla recinzione.
Ormai sappiamo che gli abitanti della vasca si spaventano facilmente, soprattutto le timide gallinelle d’acqua, e al minimo rumore scappano nel canneto, luogo per loro sicuro, ma dove per noi è quasi impossibile vederli.
Quando i primi del gruppo arrivano in prossimità della Volano si capisce già che qualcosa di speciale è avvenuto nell’acqua…agitano le bracci, fanno segno a noi che siamo indietro di affrettarci, i loro visi sono stupiti …
Lo specchio d’acqua brulica di folaghe, gallinelle…facilmente se ne perde il conto , ma ciò che attira maggiormente la loro attenzione sono i piccoli!!!
Tanti pulcini nuotano sul pelo dell’acqua, sono i pulli delle folaghe.



bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbnnnnnnnnnnnbbbfoto di Gaetano Nava


La folaga per i bambini è facilmente riconoscibile, il suo piumaggio è completamente nero, ha una placca bianca sopra il becco, anch’esso bianco. Il maschio e la femmina non differiscono molto tra loro, sono uguali.

E’ affascinante osservare come i piccoli seguono l’adulto che di tanto in tanto si tuffa sott’acqua per poi riemergere e imbeccare uno di loro, anche il maschio aiuta nell’allevamento nei piccoli.
Le folaghe si nutrono di insetti acquatici, piccoli pesci, crostacei, molluschi, germogli di piante acquatiche, i pulli vengono nutriti dai loro genitori solo durante i primi giorni, dopodiché sono capaci di procurarsi il cibo da soli.




Oggi a disposizione anche il cannocchiale.
Quando i primi si apprestano ad usarlo non credono a ciò che vedono, quello che a occhio nudo è lontano nel cannocchiale si vede vicinissimo.
Non è facile per loro mettere a fuoco e muovere il cannocchiale per seguire i piccoli in continuo movimento, ma ci provano, ci tentano, tanta è la curiosità.

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Iniziano le prime osservazioni:
- i piccoli non sono uguali alla mamma
- ma sono davvero i suoi figli?
- non hanno la macchia nera
- sono arancioni?!

E’ tutto vero, nel primo periodo i pulcini della folaga presentano un vivace piumaggio arancio, che ben presto muta in quello dell’adulto, anche se per il primo anno appare più chiaro, ed inoltre non presentano la placca bianca sopra il becco.
La fila al cannocchiale si allunga.





Qualcuno intanto usa il binocolo, uno prestato gentilmente da un appassionato naturalista di passaggio alla Vasca Volano.
Tutti vogliono vedere, sono bravi…si organizzano; contano fino a 20…poi è il turno di quello dopo.






Riusciamo anche a vedere un nido di folaga, è costruito con canne e erbe acquatiche, sembra quasi galleggiare sull’acqua.
Le femmine nei primi mesi della primavera vi depongono una decina di uova giallastre, che covano, aiutate dai maschi, per una trentina di giorni.
Al termine di questo periodo il pulcino, grazie alla dura placca posta sopra il becco, rompe il guscio e fuoriesce dall’uovo, e già il giorno seguente è in grado di lasciare il nido.
Il pulcino uscito per primo dall’uovo aiuta i fratelli e le sorelle a sgusciare a loro volta.
Comunicano tra loro battendo con il becco: sia chi si trova all’interno dell’uovo sia chi è all’esterno.

Detto questo ai bambini viene spontanea la domanda?
Ma se la femmina depone 10 e anche più uova, perchè sullo specchio d’acqua le famiglie non sono composte che da 2, 3…qualche volta 4 piccoli?
Bisogna allora dire che i pulcini sono facili prede di altri animali e spesso soffrono le condizioni meteorologiche avverse, infatti solo la metà della nidiata sopravvive al primo periodo di vita.

Intanto è arrivato Matteo…rimaniamo ancora qualche attimo alla vasca poi ci dirigiamo verso il vivaio.
Matteo ci dà alcune indicazioni: dobbiamo tenere sempre gli occhi bene aperti e cercare tutti gli indizi e le tracce che ci possono indicarci la presenza di animali.
In particolare ci racconta di una "strana palletta" che può venir scambiata per un escremento, in realtà si tratta di una borra, il rigurgito delle parti indigeste dell’ultimo pasto di alcuni uccelli, con maggior facilità di un rapace notturno. Questi uccelli si nutrono per la maggior parte di roditori, piccoli uccelli, larve, insetti che inghiottono interi; ma il loro intestino non è in grado di distruggere tutte le parti della preda, e così gli ossicini e i peli, vengono raccolti in queste palline, che all’incirca ogni 12 ore, il rapace espelle dalla bocca.


Occhi a terra iniziamo la nostra ricerca anche se sappiamo che non è facile trovarne…intanto la nostra attenzione passa da un luogo all’altro, da un particolare ad un altro.
Troviamo molte cose interessanti.

Sotto la corteccia di un ramo marcio troviamo un verme piatto, non è un lombrico, è molto più piccolo ma come lui è un abitante del suolo.


Un bambino trova invece un ragno, ha qualcosa di strano, ha una pallina bianca attaccata,
Senza sapere di che cosa si tratta la stacca; fortunatamente è presente Matteo che prontamente recupera ragno e pallina.
Ci spiega che quello è il nido pieno di uova che il ragno si porta con sé, non deve mai essere staccato!!!
Intanto sul palmo della mano di Matteo avviene qualcosa di incredibile …il ragno si avvicina alla pallina e se la riprende!

Il nido, ci spiega ancora Matteo, rimane attaccato sotto al corpo del ragno grazie a due corte zampine che lo trattengono.

Il barattolo per le osservazioni intanto si riempie, possiamo vedere una coccinella, scarabei, una galla, un altro ragno…


Ci spostiamo in un'altra parte del vivaio dove ci sono diversi filari di ciliegi, notiamo che sono molto curati, i rami sono tutti uguali, queste piante infatti sono coltivate per poi essere vendute per abbellire i giardini.
E’ facile da riconoscere il ciliegio: la sua corteccia ha i solchi orizzontali.
Alcuni ciliegi sono ancora in fiore, altri hanno già i frutti.

Qualcuno vorrebbe spezzare un rametto per avere i fiori…Matteo ci spiega perché non si deve fare. Dove la corteccia viene spezzata si crea un’apertura facilmente attaccabile e penetrabile dagli insetti , anche quelli dannosi per la pianta.

Ancora qualche passo e la nostra attenzione viene attratta da un buco nel terreno, una tana di topolino; non è la prima che vediamo ma vicino a questa vediamo chiaramente i resti del pasto del topo: tanti nocciolini di ciliegia e anche resti di guscio di una chiocciola.




Per oggi niente borre ma lo stesso ci possiamo ritenere tutti quanti soddisfatti!
Come sempre la Volano non ci ha deluso...

domenica 13 aprile 2008

31 marzo 2008 La 2°D in cerca di tracce








La seconda uscita per le seconde della primaria di Agrate Brianza vede sul campo solo la 2°D, la A è purtroppo assente. Al solito gli alunni, capitanati dalle maestre Mirella e Federica, sono motivati e attivi, pronti a mettere le mani nella terra e nell’acqua. Oggi però la Vasca rimane lontana, a fare da sfondo alla nostra escursione. Ebbene sì, Vasca Volano non significa solo uno specchio d’acqua, ma anche alcune aree verdi: campi, ritagli – o, più propriamente, rimasugli – di siepi e alberature, qualche incolto, un vivaio di alberi. È proprio verso il vivaio che dirigiamo i nostri passi. Tra gli obbiettivi, capire quali tipi di piante (e di animali) abitano questa parte di Agrate.

Un tombino attira la nostra attenzione; si sente il rumore dell’acqua dal fondo: qui passa la conduttura della fognatura, con buona probabilità visto l’odore. Ricordiamolo: la Volano nasce pur sempre come bacino di raccolta del troppo pieno della fognatura. Qui intorno ci sono alcune piante selvatiche o pseudotali. Alcuni pioppi si distinguono per le foglie a triangolo: si stanno aprendo in questi giorni, ma il loro profilo è ben visibile. Il vivaio, va da sé, è luogo artificiale; per dirla in ecologese, un vivaio è in realtà la morte della natura: domina la regolarità e regnano le linee rette, laddove il Pianeta vorrebbe disegni curvilinei e l’intersecarsi irregolare di spazi ed elementi. Le essenze piantumate sono in gran parte esotiche o, comunque, non spontanee. Dall’altra parte, però, in un’area a forte urbanizzazione come la nostra è qui che si annida qualche spizzico di naturalità, magari tra un filare di pini e una prosa a cipressi. È in questi piccoli spazi che troviamo qualche erba spontanea, è in queste strisce di terreno che si muovono anche interessanti animali selvatici.
Basta cercare: le sorprese non mancheranno.

Lungo lo sterrato ci sono 2-3 piante che attirano la nostra attenzione. Un sambuco è riconoscibile per un carattere peculiare; provate a piegare un ramo in modo delicato: non si spezzerà, ma si piegherà, grazie alla sua struttura elastica. C’è anche un ciliegio, riconoscibile per le foglie raccolte a grappoli, se si può far passare il termine.

Sullo sterrato cammina uno scarabeo. Con buona probabilità si tratta di uno stercorario; questi animali sono ben noti per la loro abitudine: si nutrono di feci, che raccolgono (per conservarlo o per deporvi le uova) facendone caratteristiche pallottole e facendole rotolare sul suolo. Esistono più specie di scarabeo stercorario.
A terra notiamo anche frammenti di insetti, mangiati con buona probabilità dalle cornacchie.

Esploriamo il vivaio, proviamo a identificare qualche pianta. Le conifere occupano un posto di rilievo; troviamo dei pini esotici. Vai a sapere il nome; le invero limitate conoscenze di botanica del sottoscritto si fermano alle nostre latitudini, le piante esotiche non mi interessano in modo particolare, anzi per niente. In ogni caso, riconoscere un pino non è particolarmente difficile. Gli aghi sono lunghi e raccolti a ciuffi. Gli esemplari coltivati qui hanno ciuffi composti da due aghi. Poco lontano sono stati messi a dimora un paio di filari molto ravvicinati di cipressi. I rami hanno una forma familiare, sembrano mani con tante dita: impossibile confonderli.


La parte principale del vivaio è costituita da querce rosse. La specie è di origine americana: è amata da giardinieri e vivaisti per la sua robustezza e facilità di attecchimento. Chi si occupa di ecologia delle foreste gradisce un po’ meno: la quercia rossa, quando invade il bosco, tende a prevalere e ad allontanare le nostre essenze. Risultato: bosco e sottobosco si impoveriscono molto; soprattutto, la quercia americana rischia di divenire a poco a poco l’unica specie di albero presente. Problematiche di questo tipo rappresentano un problema in diverse aree verdi, Parco di Monza in primis.


Una bella fascia ad agrifoglio attira la nostra attenzione. “Che belle piante!”, il commento è quasi corale. Le bacche rosse attirano i bambini: occhio, però, sono velenose. Tra le foglie dell’agrifoglio si insediano i ragni; è un ottimo sito per costruire la ragnatela: condizioni stabili e presenza di ripari, e poca visibilità per le potenziali prede.

Un altro settore è occupato dagli aceri esotici; sono quelle piante basse, dalla chioma rossa a cascata che occupano spesso e volentieri angoli di giardini.


Ma il cuore della passeggiata è l’area piantumata a quercia rossa. Questa parte nasconde qualche piccolo segreto. E qui si deve fare una premessa. Durante le uscite per censire i notturni (vedi altri articoli del blog) è stata rilevata la presenza dell’allocco proprio qui, tra le querce del vivaio. L’allocco è un rapace notturno, una sorta di civetta più grossa. È un curioso trovarlo qui: questa specie gradisce i boschi con piante vecchie, nelle quali poter trovare cavità per nidificare; un vivaio non sembra certo ambiente ideale per il rapace notturno. Va detto che riesce anche ad adattarsi a giardini e piccole chiazze di bosco: questi ecosistemi tuttavia non sono particolarmente diffusi in questa zona. Dove potrebbe nidificare? In qualche edificio vecchio, in qualche sottotetto? Potrebbe essere un’ipotesi: indagheremo. In ogni caso, per il nostro non mancano le prede qui al vivaio; notiamo nel terreno diverse tane di topi selvatici (arvicole e affini). Eccone una nella foto.

Ci addentriamo nella piantagione di querce, e lancio un’attività di ricerca molto particolare: perlustriamo il terreno per individuare tracce di animali. L’obbiettivo, in particolare, è trovare le borre dell’allocco. Come spiegato in altro articolo del blog, le borre sono pallottole rigettate da molte specie di uccelli – rapaci in modo particolare, ma non esclusivamente – al termine della digestione. Contengono ciò che l’animale non può assimilare: penne, peli, piume, ossa..ecc… Queste parti indigeribili finiscono nello stomaco dell’animale perché la preda o sue parti vengono ingoiate per intero, separare le parti buone è impresa difficile per chi non ha denti e zampe adeguati. Le borre suscitano, ma sa diss, sentimenti contrastanti: affascinano gli appassionati, in non pochi ne facciamo oggetto da collezione, ma suscitano una sorta di ribrezzo in tante persone. Mi piacerebbe trovarne una di allocco qui alla Volano. Nei miei cassetti non mancano, va da sé, borre di allocco, ma nessuna proviene da qui. Una borra dalla Volano: vuoi mettere… Un’uscita con gli alunni diventa una buona occasione per cercare i preziosi reperti, utilizzando fanciulli più o meno ignari; siamo, insomma, a metà tra la didattica e lo sfruttamento di minorenni.

Qualche reperto interessante salta fuori. Una ooteca di mantide religiosa: l’insetto, al momento della deposizione, emette una sostanza schiumosa dentro la quale rimarranno nascoste le uova. La sostanza spugnosa si secca e diviene consistente, assicurando protezione alle uova.













In questo sito si trovano belle foto di oooteche http://www.mauriziobonora.com/ITALIANO/photos/Insetti/Mantide%20religiosa/slides/Ooteca%20di%20mantide%20religiosa%20(Mantis%20religiosa)%2001.html

La mantide religiosa è animale molto affascinante, qui trovate alcune notizie:
http://www.acremar.it/Articoli/Mantide%20religiosa/Mantide%20religiosa.html

Mi è capitato di osservare un adulto qui sui prati della Volano lo scorso anno.

Rinveniamo anche una borra, un po’ disfatta; è di cornacchia, riconoscibile per l’aspetto allungato e per il contenuto: è composta da pezzi di insetti, situazione tipica per questa specie. Sarebbe carino trovarne una intera.

Un ragno zampetta nell’erba con una pallina attaccata: è un sacchetto contenente le uova. Un curculionide incrocia la nostra strada; i curculionidi sono coleotteri dalla inconfondibile proboscide.


E la borra di allocco? Arriverà? Mai disperare. Mi viene in mente il Marco P., Guardia Ecologica Volontaria (GEV) del Parco Valle del Lambro. Anni fa – anche lui come me muoveva i primi passi nel mondo dei rapaci notturni – si trovava al Parco di Monza con altre GEV. L’obbiettivo era trovare delle borre; per Marco sarebbe stata la prima. L’agognato reperto non arrivava. “Non me ne vado di qui se non trovo una borra”, furono le parole della GEV. Miracolo, o come volete chiamarlo, apparve ai suoi piedi una bella pallottola.

L’uscita volge al termine e non manca il lieto fine; vicino ai resti di un albero, ecco una borra, perfetta, da manuale, di allocco.





Saluto bambini e maestre e faccio un breve sopralluogo in giro. Proprio dove eravamo poco fa, tra conifere esotiche e cipressi, ecco una borra di cornacchia, questa volta perfettamente conservata.
Posso andare soddisfatto, non senza registrare la presenza di un gruppo di taccole. Ieri Gaetano Nava ne aveva segnalato la presenza qui (vedi articolo), per me è la prima osservazione alla Volano.
Questa foto mostra invece un frammento della borra di cornacchia disfatta: è ben riconoscibile una zampa di insetto.

30 marzo 2008 E cantò la capinera. Cantò il fringuello. Arrivarono i mestoloni, e la taccola

Domenica 30 marzo 2008, giornata di censimento ufficiale. La Vasca si arricchisce di una nuova presenza: il mestolone. L’anatra dal curioso becco mancava finora alla lista delle specie. Devo confessare che mi attendevo il suo arrivo. È tra le ultime anatre a passare dalle nostre parti, sulla strada per il Nord. Dal momento che dalla Volano transitano, seppur con numeri non elevati, tanti migratori, non poteva marcare visita il mestolone. Era già stato avvistato qualche giorno fa, il 24 marzo, dal solito Gaetano Nava.






Le belle foto di Gaetano ci mostrano il becco dalla strana forma. Scherzo della natura? Minga tropp: la forma di questa parte del corpo è legata all’alimentazione dell’animale, che filtra dall’acqua il cibo, costituito da piccoli crostacei, molluschi, insetti e larve, e residui vegetali.
In Italia, oltre che svernante e migratore, la specie è anche nidificante; la gran parte delle coppie si trova in Emilia-Romagna e in Veneto.


Il maschio è, come è comune tra gli uccelli, il più colorato, la femmina ha tinte meno vistose.
Al contrario di quanto avviene per altre anatre, i mestoloni non formano mai grandi assembramenti. Qui è presente, tutto sommato, un bel gruppetto: 15 individui (8 maschi e 7 femmine).

Lo specchio d’acqua è pieno di gallinelle, ne conto ben 57.

Ma questa è la giornata dei primi canti. Al mio arrivo mi accoglie una capinera; è il primo individuo che canta quest’anno. Toccherà poi al fringuello esibirsi, proprio nella zona della Vasca. Qui un maschio, istantanea del nostro Gaetano Nava.


Nel pomeriggio, proprio Gaetano Nava ha fatto una breve puntata alla Volano. Non ci ha regalato solo delle belle, e utili, imaggini, ha anche osservato la specie numero 84. Sui campi si muovevano alcune taccole, qui immortalate.



Sono spariti i gabbiani, l’ultimo era qui domenica scorsa. Li aspettiamo tra qualche mese.
Sono ancora presenti i migliarini, un paio di esemplari.