6 mar 2009
Rieccoli, quelli della 3°B. La mattina sguttina appena, ma tanto basta per far temere un ulteriore rinvio dell’uscita, già posticipata un paio di giorni prima. Alla fine ci va bene. Ma, al contrario delle altre volte, andiamo alla Vasca di pomeriggio. Significa che avremo poco tempo. Nessun timore: i ragazzi prendono subito il ritmo giusto. Si tratta di completare il lavoro della volta scorsa. Il settore censito è ancora il lato ovest della recinzione. Non ci sono sostanziali variazioni rispetto alla uscita precedente. Approfondiamo le nostre conoscenze sulle piante: andare sul terreno significa non di rado avvicinare l’occhio ai dettagli. Si viene fissando un interessante obbiettivo: la realizzazione di schede delle piante nel periodo invernale o, se preferite, pre-primaverile. Quella sorta di terra di nessuno che precede l’arrivo della cosiddetta bella stagione. Ma i veri tecnici di boschi e affini sono in realtà animali iemali. “I boschi si visitano in inverno”, dicono da sempre i forestali.
E la 3°B non si fa cogliere impreparata: ritroviamo le betulle, i prugnoli, i ciliegi…. E uno scavo di un coniglio selvatico.
Adesso è tutto pronto per continuare il lavoro.
Rieccoli, quelli della 3°B. La mattina sguttina appena, ma tanto basta per far temere un ulteriore rinvio dell’uscita, già posticipata un paio di giorni prima. Alla fine ci va bene. Ma, al contrario delle altre volte, andiamo alla Vasca di pomeriggio. Significa che avremo poco tempo. Nessun timore: i ragazzi prendono subito il ritmo giusto. Si tratta di completare il lavoro della volta scorsa. Il settore censito è ancora il lato ovest della recinzione. Non ci sono sostanziali variazioni rispetto alla uscita precedente. Approfondiamo le nostre conoscenze sulle piante: andare sul terreno significa non di rado avvicinare l’occhio ai dettagli. Si viene fissando un interessante obbiettivo: la realizzazione di schede delle piante nel periodo invernale o, se preferite, pre-primaverile. Quella sorta di terra di nessuno che precede l’arrivo della cosiddetta bella stagione. Ma i veri tecnici di boschi e affini sono in realtà animali iemali. “I boschi si visitano in inverno”, dicono da sempre i forestali.E la 3°B non si fa cogliere impreparata: ritroviamo le betulle, i prugnoli, i ciliegi…. E uno scavo di un coniglio selvatico.
Adesso è tutto pronto per continuare il lavoro.
Il 9 marzo 2009 tocca alla 3° D. Tira un vento forte. E implacabile: non guarda in faccia nessuno. È, il vento, fenomeno meteorologico cui noi padani siamo poco o punto avvezzi, tanto da guardarlo con malcelata ostilità.
Certo, tra gli alunni i non-autoctoni per progenie, e non di rado per luogo di nascita, sono con buona probabilità la maggioranza. Dove non potè la memoria di sangue può però, va da sé, l’abitudine e una sorta di imprinting cui provvede il territorio calcato quotidianamente. Per farla breve, le operazioni di misura e di raccolta dati risultano pro parte pregiudicate. Peccato, davvero: la 3°D ha sempre mostrato buona attitudine al lavoro pratico, e non solo. Tiremm innanz. I fanciulli vengon divisi nei canonici 3 gruppi.
Mi affianco agli addetti alle misure. I nostri, presi da eccessiva smania di fare, si lasciano trascinare da frenetico ritmo. Il risultato è prevedibile: sul taccuino finiscono solo aridi numeri, ma non i dati sulle caratteristiche dei settori misurati. “Tutto sbagliato, tutto da rifare”, per dirla col Ginettacio toscano, i ‘Ggino del bellissimo “Coppi e il diavolo” dell’immortale lombardo Gioann Brera. Ai bimbi tocca ripartire daccapo e riempire il quaderno come nei desiderata delle attività concordate. Poco male: una lezione che servirà per il futuro. Il recupero in zona Cesarini riesce alla perfezione.




Il gruppo addetto alle piante si sbizzarrisce nel cogliere fattezze e caratteri delle varie essenze. Colore della corteccia, presenza di macchie su tronco e rami, forma e aspetto delle gemme: sfugge ben poco allo sguardo attento degli alunni. Le osservazioni raccolte saranno spunti per ricavare una sorta di atlante degli piante nel periodo invernale. Le essenze censite non sono molte, il che aiuta il successivo lavoro di rielaborazione: robinia (“ha le spine”), ciliegio selvatico (”ha delle strisce orizzontali”, “ha le gemme a piccoli grappoli”…), prugnolo (“somiglia al ciliegio ma ha delle spine”), rovo (“non è un albero”….”punge…”). E il gruppo dei topi? Han messo anche loro una firma sull’uscita: han trovato diversi fori e hanno effettuato le misure previste. Prossime tappe: sistemazione dei dati raccolti e realizzazione dell’atlante delle piante.
Ultimi della serie in ordine cronologico, quelli della 3°C sono di scena il 12 marzo 2009. La giornata, calda e soleggiata, fa da cornice ideale. A differenza delle altre due classi, la 3°C opera direttamente lungo la riva della Vasca. Nessuna preferenza: casualità ha voluto così.
Ci muoviamo lungo il lato occidentale. In questo caso la scelta è dettata dalla buona varietà di situazioni, come si vedrà più sotto.
Come avvenuto con la D, seguo l’operato del gruppo addetto alla misurazione della fascia di vegetazione. Gli alunni hanno qualche sbandamento iniziale ma poi recuperano da par loro. La fascia a canneto viene suddivisa come si deve. I settori individuati: canneto + rovi, canneto a phragmites, canneto a tifa, canneto a tifa e phragmtes, canneto assente e presenza di salice. Della fascia che borda lo specchio di acqua misuriamo anche lo spessore, che si mantiene quasi sempre su valori di 4-5 metri. Uscire sul campo vuol dire anche saper improvvisare. Qualcuno rimedia sul prato un lungo palo che diviene in un amen utile strumento. Ne viene misurata la lunghezza, e l’asta servirà poi per misurare lo spessore del canneto: con le gambe e mollo (oggi ho gli stivali lunghi da pescatore) allungherò l’improvvisato, e sui generis, metro per valutare di quanto di estende da riva.
Una parte del gruppo si dedica alle piante: prugnolo, ciliegio e compagnia cantante. Con le bindelle è tutto un misurare: distanze tra le piante, circonferenza degli alberi….. Non sempre l’identificazione è immediata: le schede distribuite sono tuttavia utili alla bisogna. Non basta: per realizzare una mappa completa, vengono raccolti dati in più. Alcuni alunni misurano le distanze tra le principali piante. Impegnato con il mio gruppo, non riesco a seguire anche loro. Le docenti, però vigilano. Il lavoro sembra promettere bene, tuttavia: vedaremm. Alcuni invece si scatenano coi buchi dei topi. Interessante, come sempre la concentrazione di queste tracce: non sono distribuite in modo omogeneo, ma tendono a concentrarsi. Ci sarà una regola in tutto ciò? Può darsi, ma al momento il tutto risulta alquanto impenetrabile.
Ospite gradito è oggi Gaetano Nava, che trova occasioni per scattare qualche istantanea.
Ospite gradito è oggi Gaetano Nava, che trova occasioni per scattare qualche istantanea.
In buona sostanza, anche questa classe ha lavorato davvero bene. Per la prossima uscita si prevede di proseguire lungo un altro lato della zona a canneto.+I.L.O.+14-2-08.jpg)
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Veniamo alle attività di quest’anno, che vedranno protagoniste le terze B, C e D. Come vogliono i sacri canoni, o come fanno i “veri” (per dirla con gli infanti), siamo partiti dall’analisi delle carte e, ebbene sì, delle immagini aeree. E sul campo? Sul campo effettueremo delle misure sulle fasce alberate e arbustive, e sui canneti, che bordano la Vasca e la ormai celeberrima recinzione, tanto amata dal nostro fotografo ufficiale. Non basta: durante le uscite gli alunni faranno anche un censimento degli alberi presenti.
Il 23 febbraio 2009 è la terza B a dare inizio alla danze. La giornata è così favorevole che ci sarebbe da vergognarsi. La comitiva, docenti compresi/e, opera da subito come si deve.
I ragazzi vengono divisi in tre gruppi. Ad uno spetta il compito di misurare la fascia, sorta di cuscinetto verde, che corre all’esterno della recinzione e che la separa dai campi. Il settore? L’ambito occidentale e nord-occidentale. Ne nascono delle mappette molto accurate. L’estensione della fascia verde viene riportata su carta con precisione. Nella prospettiva di una sua riqualificazione e ridefinizione queste notizie saranno importanti per guidare la progettazione.
Ci fermiamo dopo il tratto più settentrionale del lato ovest. Parallelamente si muove un altro gruppo. Il compito è riconoscere e censire in modo accurato le piante presenti. Il momento parrebbe poco favorevole. Gli alberi non hanno foglie e nemmeno fiori in questa fase dell’anno. Nessun problema: agli alunni sono stati distribuiti degli appunti per riconoscere le essenze vegetali in periodo invernale. Lo spaesamento iniziale finisce in breve tempo. Prugnolo, rovi, ciliegi, betulle: questi gli alberi presenti. Alcuni vengono misurati: la circonferenza è il dato che ci serve. Alcuni notano che in una porzione della fascia indagata la piante di prugnolo non han tutte la stessa età. Altri osservano che non si rinvengono betulle giovani. Molte di queste piante sono messe male, se non addirittura morte.
Le mappette riportano anche i settori coperti dai rovi: lo sviluppo di queste piante è favorito dalla luce; non appena una fascia alberata (o boschiva) viene ben ombreggiata dalle piante, i rovi spariscono. Notiamo che non sono dappertutto ma che han seguito un andamento alquanto schizofrenico. Mah…
Il gruppo dei topi ha trovato molte tane. Suggerisco loro una raccolta dati particolare. Misurare le distanze tra i buchi, riunendoli via via a coppie? I lettori di questo blog non pensino a rimbambimento del sottoscritto, o ad una burla, o a una sorta di compiaciuto sadismo. Niente di tutto ciò: un’attività di questo tipo ha la sua scientificità. Ebbene sì: dai numeri ottenuti si possono ricavare valutazioni statistiche, medie e compagnia cantante. Se questi dati fossero raccolti su scala molto ampia – leggi su un campione vasto – avrebbero un significato. La terza B potrà divertirsi a individuare i valori più comuni, i valori massimi e i minimi. Ricordiamo che usciranno altre terze, ergo si potranno anche fare dei confronti. Per farla breve, nel suo piccolo questa attività potrà produrre spunti interessanti. Come si dice? Basta andare sul campo, e poi le cose (da fare) si trovano.
Rimane il tempo per fare qualche osservazione sulla folaga morta. I bambini (quasi tutti) vogliono toccarne il morbido piumaggio. Si alternano nell’utilizzare un guanto in lattice: l’igiene innanzitutto. Ma alcuni ci han preso la mano e propongono – sottoscrivo in toto – di misurare anche il malcapitato cadavere. Prendiamo così quelle che vengono definite “misure biometriche”: lunghezza dell’ala, del tarso, del becco, del corpo.
e 3 coppie di germani.

Gaetano immortala anche, disemm, l’onda lunga dell’inverno: un bell’assembramento di fringuelli, intenti a pasturare.
Non passa mese senza che la Volano solletichi gli amanti del brivido e del mistero. Qui però nemmeno le menti più sopraffine del mondo dell’investigazione potrebbero. In attesa che nasca una Lisbeth Salander – o un Mikael Blomqvist, per stare in tema – delle scienze naturali, eccovi serviti.
Parrebbe vittima di una lontra. La cosa divertente è che anche questo malcapitato animale è stato trovato, sempre da Luigi D’Amato il 23 febbraio 2009, nella zona di accesso all’area, poco lontano, tanto per ingarbugliare ancora di più le cose, dalla folaga di cui sopra.
Le penne del piccione sono nettamente spezzate, lavoro tipico di un mammifero carnivoro. Gli uccelli sono molto più delicati o, meglio, non hanno denti, quindi non possono rompere le penne.



