domenica 15 marzo 2009

Marzo 2009 - Le classi terze in azione

6 mar 2009 Rieccoli, quelli della 3°B. La mattina sguttina appena, ma tanto basta per far temere un ulteriore rinvio dell’uscita, già posticipata un paio di giorni prima. Alla fine ci va bene. Ma, al contrario delle altre volte, andiamo alla Vasca di pomeriggio. Significa che avremo poco tempo. Nessun timore: i ragazzi prendono subito il ritmo giusto. Si tratta di completare il lavoro della volta scorsa. Il settore censito è ancora il lato ovest della recinzione. Non ci sono sostanziali variazioni rispetto alla uscita precedente. Approfondiamo le nostre conoscenze sulle piante: andare sul terreno significa non di rado avvicinare l’occhio ai dettagli. Si viene fissando un interessante obbiettivo: la realizzazione di schede delle piante nel periodo invernale o, se preferite, pre-primaverile. Quella sorta di terra di nessuno che precede l’arrivo della cosiddetta bella stagione. Ma i veri tecnici di boschi e affini sono in realtà animali iemali. “I boschi si visitano in inverno”, dicono da sempre i forestali.
E la 3°B non si fa cogliere impreparata: ritroviamo le betulle, i prugnoli, i ciliegi…. E uno scavo di un coniglio selvatico.
Adesso è tutto pronto per continuare il lavoro.


Il 9 marzo 2009 tocca alla 3° D. Tira un vento forte. E implacabile: non guarda in faccia nessuno. È, il vento, fenomeno meteorologico cui noi padani siamo poco o punto avvezzi, tanto da guardarlo con malcelata ostilità.
Certo, tra gli alunni i non-autoctoni per progenie, e non di rado per luogo di nascita, sono con buona probabilità la maggioranza. Dove non potè la memoria di sangue può però, va da sé, l’abitudine e una sorta di imprinting cui provvede il territorio calcato quotidianamente. Per farla breve, le operazioni di misura e di raccolta dati risultano pro parte pregiudicate. Peccato, davvero: la 3°D ha sempre mostrato buona attitudine al lavoro pratico, e non solo. Tiremm innanz. I fanciulli vengon divisi nei canonici 3 gruppi.
Mi affianco agli addetti alle misure. I nostri, presi da eccessiva smania di fare, si lasciano trascinare da frenetico ritmo. Il risultato è prevedibile: sul taccuino finiscono solo aridi numeri, ma non i dati sulle caratteristiche dei settori misurati. “Tutto sbagliato, tutto da rifare”, per dirla col Ginettacio toscano, i ‘Ggino del bellissimo “Coppi e il diavolo” dell’immortale lombardo Gioann Brera. Ai bimbi tocca ripartire daccapo e riempire il quaderno come nei desiderata delle attività concordate. Poco male: una lezione che servirà per il futuro. Il recupero in zona Cesarini riesce alla perfezione.


Il gruppo addetto alle piante si sbizzarrisce nel cogliere fattezze e caratteri delle varie essenze. Colore della corteccia, presenza di macchie su tronco e rami, forma e aspetto delle gemme: sfugge ben poco allo sguardo attento degli alunni. Le osservazioni raccolte saranno spunti per ricavare una sorta di atlante degli piante nel periodo invernale. Le essenze censite non sono molte, il che aiuta il successivo lavoro di rielaborazione: robinia (“ha le spine”), ciliegio selvatico (”ha delle strisce orizzontali”, “ha le gemme a piccoli grappoli”…), prugnolo (“somiglia al ciliegio ma ha delle spine”), rovo (“non è un albero”….”punge…”). E il gruppo dei topi? Han messo anche loro una firma sull’uscita: han trovato diversi fori e hanno effettuato le misure previste. Prossime tappe: sistemazione dei dati raccolti e realizzazione dell’atlante delle piante.


Ultimi della serie in ordine cronologico, quelli della 3°C sono di scena il 12 marzo 2009. La giornata, calda e soleggiata, fa da cornice ideale. A differenza delle altre due classi, la 3°C opera direttamente lungo la riva della Vasca. Nessuna preferenza: casualità ha voluto così.
Ci muoviamo lungo il lato occidentale. In questo caso la scelta è dettata dalla buona varietà di situazioni, come si vedrà più sotto.
Come avvenuto con la D, seguo l’operato del gruppo addetto alla misurazione della fascia di vegetazione. Gli alunni hanno qualche sbandamento iniziale ma poi recuperano da par loro. La fascia a canneto viene suddivisa come si deve. I settori individuati: canneto + rovi, canneto a phragmites, canneto a tifa, canneto a tifa e phragmtes, canneto assente e presenza di salice. Della fascia che borda lo specchio di acqua misuriamo anche lo spessore, che si mantiene quasi sempre su valori di 4-5 metri. Uscire sul campo vuol dire anche saper improvvisare. Qualcuno rimedia sul prato un lungo palo che diviene in un amen utile strumento. Ne viene misurata la lunghezza, e l’asta servirà poi per misurare lo spessore del canneto: con le gambe e mollo (oggi ho gli stivali lunghi da pescatore) allungherò l’improvvisato, e sui generis, metro per valutare di quanto di estende da riva.
Una parte del gruppo si dedica alle piante: prugnolo, ciliegio e compagnia cantante. Con le bindelle è tutto un misurare: distanze tra le piante, circonferenza degli alberi….. Non sempre l’identificazione è immediata: le schede distribuite sono tuttavia utili alla bisogna. Non basta: per realizzare una mappa completa, vengono raccolti dati in più. Alcuni alunni misurano le distanze tra le principali piante. Impegnato con il mio gruppo, non riesco a seguire anche loro. Le docenti, però vigilano. Il lavoro sembra promettere bene, tuttavia: vedaremm. Alcuni invece si scatenano coi buchi dei topi. Interessante, come sempre la concentrazione di queste tracce: non sono distribuite in modo omogeneo, ma tendono a concentrarsi. Ci sarà una regola in tutto ciò? Può darsi, ma al momento il tutto risulta alquanto impenetrabile.
Ospite gradito è oggi Gaetano Nava, che trova occasioni per scattare qualche istantanea.
In buona sostanza, anche questa classe ha lavorato davvero bene. Per la prossima uscita si prevede di proseguire lungo un altro lato della zona a canneto.

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