mercoledì 24 marzo 2010

orso in piedi

I vecchi Dakota erano saggi...
Loro sapevano che il cuore di un essere umano che si estranea dalla natura, s'indurisce;
loro sapevano che la mancanza di profondo rispetto per gli esseri viventi e per tutto ciò che cresce, presto lascia morire anche il profondo rispetto per gli uomini.
Per questo motivo l'influsso della natura, che rende i giovani capaci di sentimenti profondi,
era un importante elemento della loro educazione.

Orso In Piedi

E’ con questa riflessione che propongo le immagini sugli avanzamenti dei lavori alla volano, ma anche sul risveglio della natura …la primavera è in arrivo!





cavaliere d'italia






alzavole










prugnolo in fiore






primi alberi...







oll








Lato e angolo sud-est









il lato ovest e i pali della recinzione






















domenica 14 marzo 2010

Settimana dal 6 al 14 marzo 2010 – Cronache dal cantiere

"Hai per caso visto mia moglie?" domandò Edoardo mentre s'accingeva ad andarsene.
"Laggiù nell'area nuova" rispose il giardiniere. "Finiranno oggi la capanna di muschio che la signora ha fatto costruire a ridosso della parete di roccia, di fronte al castello. È riuscito tutto molto bene e piacerà senz'altro a Sua Grazia. C'è una vista stupenda: sotto il paese, un po' a destra la chiesa – e si riesce quasi a vedere al di là del campanile –, di fronte il castello e i giardini."
"È proprio vero" disse Edoardo. "A pochi passi da qui riuscivo a vedere gli uomini al lavoro."
(da “Le affinità elettive” di J. W. Goethe)


La citazione rimanda ai giorni del liceo, quando lo splendido romanzo riempì molte ore da imberbe studentello del vostro cronista. Passati lustri, tornerà prima o poi a riempirne altre, sicuramente: un gioiello della letteratura non ha tempo e ricorre più volte sulle nostre strade. L’amata Volano è però ben distante dal giardino voluto da Carlotta ed Edoardo. Là era il giardino settecentesco proiettato verso stilemi romantici come immagine di un passaggio da un’epoca all’altra. Qui, più prosaicamente, si tratta di dare un briciolo di naturalità alla nostra Vasca. Il disegno dell’architetto prende via via corpo.
Di seguito alcune immagini scattate l’11 marzo 2010.
La nuova montagnetta all’angolo SE, destinata a diventare il rilievo più alto dell’area. Il paesaggio si farà più mosso.

La sponda orientale, arricchita dalla presenza di una corta penisola.


L’ansa all’angolo SW, delimitata da due corti promontori. Quest’angolo raccolto ha un suo fascino, il fascino del piccolo. Quali specie arriveranno per prime? Forse questa parte non è molto estesa, d’altronde dobbiamo arrangiarci con quanto ci permettono disegno e funzioni del luogo.
L’interno dell’ansa, con la massicciata. La scarpata è ancora da completare. Come detto prima, il piccola baia non copre un’area molto alta.

La penisola sul lato occidentale è ormai cosa fatta.

Manca la vegetazione. Aspettiamo i giardinieri. Intanto la mente prova a immaginare gli sviluppi futuri. Purtroppo, sappiamo che dovremo difenderci dagli attacchi di chi non vuole queste trasformazioni e sarà pronto a danneggiare il lavoro di mesi e di anni. Facile indovinare quali possano essere i nostri nemici. Vigiliamo sin da ora, magari dalla cima della nuova montagnetta, che permette di dominare tutta l’area, come si vede in questa immagine del 14 marzo 2010.

E ci sarà da mettere in posto la nuova recinzione. Della vecchia è rimasto ben poco.

(foto: Luigi D'Amato, 9 marzo 2010)

Sentiamo Luigi D’Amato, che in un messaggio del 9 marzo 2010 ci spiega che:
""""la recinzione è stata tolta ad eccezione di alcuni metri all'altezza della sala pompe dove presumibilmente si creerà un piccolo piazzale e verranno messi i cancelli.""""

Qualche resto della recinzione è rimasto sul suolo, qua e là, in attesa di essere rimosso. Si scatenerà una caccia al cimelio? Chissà, magari un’asta tra gli affezionati paladini della Volano permetterebbe di raccogliere qualche fondo. Il sottoscritto – e con lui pochissimi altri eletti – può vantare di possedere le chiavi dell'ormai caduto in disuso cancelletto, per il momento articolo inservibile buono per il dimenticatoio, tra qualche anno, forse, storia.

Matteo Barattieri

sabato 6 marzo 2010

Incontri Lombardi di Ornitologia 20 febbraio 2010

NB Quelli che seguono sono appunti relativi alle varie comunicazioni. Non hanno nessuna pretesa di completezza. Segnalazioni riguardanti errori, imprecisioni o altro saranno più che gradite.

Tutti insieme (a censire) appassionatamente


Sulla notizia
2010, anno internazionale della biodiversità: per stare, come si dice, sulla notizia, il comitato organizzatore degli Incontri Lombardi di Ornitologia non poteva non inserire questo tema nell’agenda delle sessioni. Il solito sputasentenze non mancherebbe di lamentare la carenza di originalità nella scelta. La realtà è ben diversa: il naturalista, o l’ornitologo nella fattispecie, ha da sempre nel cuore l’argomento, è nel suo DNA, per ricorrere ad abusato topos. Capitan Bogliani, del resto, indica da subito la linea. “Cosa è la biodiversità?”, si chiede e ci chiede nella comunicazione che apre le danze. In primo luogo, il concetto, che dobbiamo a E. Wilson (1980), è permeato da meccanismi emotivi. Per l’appassionato basterebbe e avanzerebbe; in realtà bisogna andare oltre. La biodiversità – nelle sue tre accezioni: ecosistemica, specifica e genetica – è nello stesso tempo espressione e motore dell’evoluzione.
Il Pianeta presenta aree a grande ricchezza di specie e di ecosistemi, e lande più povere. L’Italia ha un suo posto di rilievo. Si parla di un totale di 63000 specie nel Bel Paese: 1176 vertebrati, 56170 invertebrati, 5600 piante vascolari. Mica poco: i dati al riguardo ci arrivano, ricordiamolo, da preziose interazioni tra musei, mondo accademico e amatori. Le conoscenze al riguardo non sono al momento omogenee, richiama Bogliani: le zone più ricche sono, guarda caso, quelle sulle quali si è più studiato e approfondito. Implicito l’invito: andate sul terreno, bagaj, e portate a casa dati.
Rimane l’interrogativo. Serve la biodiversità? Al di là di discorsi estetici e scientifici, e di implicazioni etico-religiose ci sono importanti conseguenze per la vita dell’umana progenie. Il Ganoderma lucidum – un fungo del legno morto, pensa te – contiene una molecola che permette di combattere gravi malattie degenerative, proprietà molto utile per una specie, la nostra, che vede aumentare l’età media. E altre specie affini stanno rivelando simili qualità farmaceutiche. È una delle tante connotazioni della biodiversità.
L’uomo si trova così di fronte ad una responsabilità. Cosa fare? Due approcci: conservare e gestire. Le aree protette, ormai lo sappiamo, non bastano. Soprattutto: non sempre i territori più meritevoli o le emergenze naturalistiche più significative sono inseriti all’interno dei confini di parchi e affini.
Permettere ai sistemi naturali di mantenere una resilienza, ovvero la capacità di assorbire le perturbazioni. Countdown 2010, conto alla rovescia 2010, così venne denominato un programma di lavoro a livello europeo, che forse sarebbe meglio chiamare buon proposito. L’impegno a favore della biodiversità, questo il tema del progetto, è fallito. A dirlo, un organismo insospettabile, il CESE, Comitato Economico e Sociale Europeo, organo dell’EU.


La voce della LIPU, e di Birdlife
A Massimo Soldarini, in rappresentanza degli enti sopra citati, tocca il compito di approfondire quanto espresso da Giuseppe Bogliani. La situazione è pesante: non uno degli obbiettivi di Countdown 2010 è stato raggiunto. Il declino della varietà biologica è inarrestabile, secondo un processo che dal Dopoguerra a oggi ha visto modificare gli attori principali. Se prima erano le minacce dirette a causare problemi agli amici alati, da un decennio sono soprattutto le cause indirette: perdita di habitat, arrivo di specie esotiche, deforestazione…

I dati sul consumo di suolo gridano vendetta. I documenti di programmazione territoriale per la nostra Lombardia prevedono la sparizione di ulteriori frazioni di una risorsa, ricordiamolo, non rinnovabile. ST Il WWF ha steso un rapporto al riguardo “2009 – L’anno del cemento”
Lo trovate qui:
http://www.wwf.it/UserFiles/File/News%20Dossier%20Appti/DOSSIER/Natura%20e%20territorio/Dossier%20WWF%202009_ANNO%20DEL%20CEMENTO%20_2_.pdf

Il quadro italiano è desolante, soprattutto se confrontato con la situazione europea. Uno studio di Birdlife mostra come il nostro paese detiene il poco nobile primato di avere il più alto numero di ZPS e SIC minacciate dall’impatto di strade e affini. In Lombardia arriveranno bretelle e autostrade, l’ampliamento di Malpensa; ci sono le linee di alta tensione: il tutto si erge minaccioso sulle chiazze verdi di molte aree protette e non solo. ST Le azioni per contenere queste minacce vanno impostate su vari ambiti, anche alla piccola e media scala, coinvolgendo le istituzioni. ST Soldarini presenta un lavoro su cui stanno operando, in collaborazione con diversi enti, tra cui la Fondazione Lombardia per l’Ambiente. Nella Provincia di Varese è stata stesa una rete ecologica, individuando un insieme di aree e connessioni, lavorando a livello cartografico a scala 1:10.000. Il tutto è poi stato verificato sul campo. La verifica ulteriore ha interessato i PGT dei Comuni interessati: le amministrazioni coinvolte non hanno manifestato nei loro documenti di programmazione territoriale interesse per i corridoi ecologici. Il modello, esportato anche nella Verbano – Cusio – Ossola, ha incontrato l’interesse della Fondazione Cariplo, che sosterrà economicamente interventi su aree-chiave, nel dettaglio zone di collegamento tra aree protette.
A volte ritornano
Toh, chi si rivede. Andrea Agapito e Francesco “Ciccio” Cecere, dall’Oasi Le Bine, mi rimandano a qualche lustro fa, quando da attivista e responsabile di sezione bazzicavo il WWF Lombardia. I nostri ci illustrano un bilancio di un trentennio di Oasi. Le note non sono positive. Nel tempo si sono verificate alcune variazioni che preoccupano. Negli ultimi anni si è assistito ad un impoverimento degli ambienti d’acqua, sia in termini di biodiversità che in termini di estensione. Il tutto a dispetto di operazioni attuate con l’obbiettivo di garantire un futuro ai settori umidi della Riserva. Qualche dato:
- molluschi d’acqua: 11 specie perse, e due guadagnate (esotiche);
- coleotteri d’acqua: più della metà delle specie perse;
- odonati: 11 specie perse;
- farfalle: 13 specie perse.
I pesci seguono andamenti generali: afflusso, ahinoi, di specie esotiche.
La popolazione di rana di Lataste ha subito fluttuazioni ma si può considerare stabile.
Gli ecosistemi di terra hanno incontrato invece variazioni in positivo, per i lavori di riforestazione e lo sviluppo di ambienti non umidi. Anche l’avifauna ha subito impatti. La comunità legata all’acqua è andata incontro alla perdita di alcuni taxa. Le cause dell’evoluzione illustrata vanno cercate sia in ambiti più generali (variazioni climatiche, invasione pervasiva di specie alloctone…) che in situazioni locali. L’abbassamento dell’alveo del fiume, ad esempio, ha provocato richiami di acqua dalla lanca. Occorre, sottolineano Andrea e Ciccio, un salto serio di qualità nelle politiche territoriali e nelle prospettive complessive di gestione dell’ambiente.
Incontinenza urbana
Flavio Ferlini illustra una serie di numeri. Il tasso annuo di aumento del consumo del suolo è aumentato a partire dal 1990, rispetto al periodo 1940-1990.
In Lombardia, nel periodo 1990-2005 si è avuto un calo delle aree agricole: 4.7 m2/abitante/anno. A tutto ciò corrisponde un aumento dell’urbano e delle strade. Una riflessione: l’aumento dell’urbanizzato non è in linea con l’aumento della popolazione. In buona sostanza: nella nostra regione – con Lodi a detenere la maglia rosa – ci sono spazi edificati in più rispetto alle reali esigenze. Siamo di fronte a quelle che qualcuno ha definito “incontinenza urbana”.
Una fetta non indifferente di spazio viene ceduto alle attività di cava. Ferlini ci porta dalle sue parti, nella zona di Castelletto di Branduzzo – Lungavilla, nel Pavese. I dati sull’andamento della popolazione ornitica ci fornisce alcuni spunti. Le cave si rivelano utili rifugi per la biodiversità ornitica: lo rivelano spie importanti quali il rapporto passeriformi/non passeriformi, soprattutto se confrontato con quello delle aree agricole e dei settori urbani. Anche il numero di nidificanti è significativamente più alto nelle zone di cava.
Da ultimo, Ferlini mostra come si possano sfruttare i tetti per piazzarci il verde tolto dal piano campagna. In alcune realtà urbane si sono avute anche significative nidificazioni.
Ospiti graditi
L’esplorazione del territorio in cerca di uccelli e la correlazione con dati ambientali può trovare validi aiuti da parte di altre discipline. È il caso del telerilevamento. Roberto Colombo ci illustra le potenzialità di queste operazioni. Colombo viene dal mondo della geologia, e si occupa, appunto, di queste tematiche. Le potenzialità del telerilevamento sono molte, soprattutto per una raffinata lettura di variabili e di componenti del suolo. Collegamenti con il mondo ornitologico, e più in generale con gli ambiti legati alla conservazione, sono intuibili. In particolare, Colombo dedica dello spazio ad un’indagine sui cicli vegetativi di alcune specie arboree in ambiti montani (Valle d’Aosta e Sudtirolo). Il telerilevamento permette di annotare, ad esempio, l’inizio del ciclo vegetativo, dato di grande interesse. Il riscaldamento globale ha provocato un anticipo delle date di partenza. Non è tutto: questi dati possono essere correlati con quelli relativi alle temperature. Con implicazioni interessanti: se conosciamo dati di temperatura del passato possiamo ricavare serie le storiche dell’andamento dei cicli vegetativi.
Un altro esponente del Pianeta Geologia, Walter Maggi, dedica una presentazione alle problematiche del riscaldamento globale e dell’impatto sui ghiacciai alpini.
Due incursioni, quelle dei due geologi, gradite e interessanti.

È primavera e non ho niente da mettermi
Roberto Ambrosini presenta un lavoro svolto insieme ad altri studiosi. L’indagine ha un respiro internazionale, anche perché vede coinvolte istituzioni di altri paesi.
La primavera, effetto dei cambiamenti climatici indotti dalle attività antropiche, vede via via anticipare la propria data di partenza. Questo ha ovvie implicazioni sui cicli biologici di piante e animali. Per un migratore la cosa può avere conseguenze non trascurabili, anzi.
I risultati del lavoro mostrano come ci sia un generalizzato anticipo dell’arrivo dei migratori ai quartieri di nidificazione. Ma, a quanto pare, non è sufficiente a compensare lo sfasamento rispetto ai cicli vegetazionali e ai ritmi biologici delle potenziali prede sedentarie. La risposta varia da specie ornitica a specie ornitica. Lo studio ha combinato dei dati di temperatura, scelti per rappresentare l’andamento delle stagioni e il passaggio inverno – primavera, con il calendario. Per avere dei numeri, sono state scelte serie storiche relative a 4 siti di inanellamento del Nord Europa. Le serie riguardano le date di arrivo dei migratori, che vengono combinate con le temperature. Gli uccelli cercano di anticipare il loro ritorno, ma la cosa non riesce a compensare adeguatamente lo sfasamento. Ciò ha effetti negativi sulle entità delle popolazioni. A soffrire di più sono, è intuibile, i migratori a lungo raggio, che subiscono cali demografici più forti.

Un appello e una risposta
Una chiosa di Bogliani giunge puntuale. Di fronte a tante problematiche fin qui illustrate occorre una risposta del mondo ornitologico. Per poter incidere sulla popolazione e sulla pubblica amministrazione occorre avere materiale su cui lavorare, occorrono dati. Ritorna il motivo dominante della giornata. Andare sul campo, raccogliere materiale, condividere le informazioni. Superare barriere e rivalità significa combattere il riscaldamento globale e il consumo di suolo. Un ruolo significativo, sottolinea il prof, può essere ricoperto proprio da chi fa dell’ornitologia e del birdwatching attività del tempo libero. Il mondo accademico da solo non può farcela.
Parrebbe assist dei più classici per Mattia Brambilla, che ci espone un progetto su cui sta lavorando insieme ad altri autori tra i quali, guarda caso, lo stesso Bogliani. Il buon Mattia non ne ha certo bisogno. Quello di cui necessita sono, appunto, dei collaboratori, per un programma triennale di lavoro. Le direttive europee, introduce Mattia, impongono di mantenere condizioni adeguate per le specie più sensibili e più a rischio. Il programma di lavoro avrà una durata di 3 anni: 2009-2011. Verrà individuata una rete di monitoraggio su scala regionale, che combini dati su avifauna e dati ambientali. Pensare di coprire tutta la Lombardia non avrebbe senso, si individueranno allora aree-chiave. Esistono già progetti che interessano molti taxa (MITO…). Esistono però situazioni meno coperte. Ed esistono metodi di censimento variabili da specie a specie. Un passo importante sarà la verifica dei metodi di studio sul campo. E una conseguente verifica delle idoneità dei siti per specie-chiave, oltre che dei modelli che definiscono tali idoneità.
Quale ruolo per i gruppi locali? Diversi compiti: individuare popolazioni-chiave, sottoporre a verifica i metodi di censimento, verificare modelli di idoneità…
Il sasso è lanciato….
Tutti insieme (sul campo) appassionatamente.

Tra aquile e gipeti: ali sullo Stelvio
Tra aquile e Gipeti sembra non correre buon sangue. Francesca Diana ci illustra un lavoro svolto nel’area del Parco dello Stelvio, versante lombardo. 14 coppie di aquile reali e 4 di gipeto: questa la situazione, tenuta sotto controllo dal 2004. A operare un gruppo di lavoro, all’interno del quale trovo un’altra vecchia conoscenza, Enrico Bassi. Accanto alle prevedibili (e fondamentali) operazioni di censimento e affini sui siti riproduttivi, sono state esaminate le interazioni tra le due specie ed è stato seguito il comportamento parentale delle aquile. Queste ultime hanno ormai quasi saturato la zona: ogni tanto una buona notizia, vien da chiosare.
La parte più interessante dello studio è sicuramente quella riguardante le interazioni tra i due signori del cielo. Le competizioni possono interessare, è intuibile, l’utilizzo dei siti di nidificazione: ci sono casi di nidi di aquila usurpati dall’avvoltoio. Il gipeto comincia prima le fasi riproduttive, ricorda Francesca Diana. Sono state osservate 37 interazioni; nel 57% dei casi, era l’aquila la specie attaccante. Sono state considerate alcune variabili: copertura nevosa, distanza tra i territori delle coppie delle due specie, distanza tra i territori di coppie di aquila. La presenza del gipeto può influenzare in modo significativo la riproduzione dell’aquila. Il disturbo più forte si ha nel periodo che precede e accompagna la deposizione. Successivamente, tali disturbi divengono marcatamente meno intensi. Il tutto ha effetto, soprattutto nel caso di coppie giovani di aquila, sul successo riproduttivo.
Le analisi sul comportamento parentale dell’aquila hanno mostrato che dopo la schiusa il lavoro al nido spetta alla femmina. Non si hanno differenze di abitudini nel caso di coppie localizzate vicino a territori di gipeto.
Voci dalla Cassinazza
Cassinazza di Baselica: il nome dice poco alla massa, probabilmente. Ma, per chi è più addentro alle segrete cose riguardanti il territorio e la fauna lombardi, la faccenda cambia. Si tratta di una tenuta privata localizzata in provincia di Pavia. Qui, da alcuni anni sono attivi importanti progetti di ripristino e recupero ambientale, pensati per ridare un volto prossimo alla naturalità al sito. Il luogo è, ahinoi, interdetto ai più. Poco male: c’è chi vigila per noi. Tra questi Violetta Longoni, che ci racconta dei 10 anni di censimenti ornitologici in quel della Cassinazza. 10 anni, sissignori, e ogni settimana: numeri mica da poco per il Bel Paese. Lo sforzo ha prodotto frutti interessanti e belle soddisfazioni per il gruppo che ha operato sul campo. Violetta fornisce qualche numero. 203 specie in totale. Di queste oltre 150 sono presenti, con svariati status, in modo regolare. 61 sono i nidificanti, 50 di essi regolari. Nel tempo gli ambienti che compongono il mosaico di questo angolo di Lombardia (coltivi, aree umide, settori boschivi…) hanno incontrato mutamenti, si sono evoluti. Non sono mancate le estinzioni, legate magari alla citata naturale evoluzione degli ecosistemi, oppure a troppo forti rigori invernali (è il caso del beccamoschino e dell’usignolo di fiume). Tra le nuove comparse, una specie a me cara, il picchio rosso minore. È giunto per la prima volta nel 2008, e frequenta pioppeti maturi: per una coppia è stata accertata la nidificazione. Vi sono poi 3 territori stabili.
Gli inverni hanno registrato importanti presenze, grazie alla configurazione a isola della Cassinazza, circondata da settori nei quali la presenza umana è particolarmente forte.


Hopp Schwiiz. In cerca dello smergo maggiore
Nel nome di una affinità, in primis di parlata e di vernacolo, non poteva non mancare una rappresentanza dal Canton Ticino. “…nella mappetta…”, spiega Chiara Scandolara illustrando quanto è stato fornito agli iscritti al convegno. A volte basta una semplice parola come spia rivelatrice delle origini di una persona. Per chi non lo sapesse, il termine indica, a Lugano e dintorni, la cartelletta. Ma queste sono altre storie. Venendo al sodo, Chiara Scandolara ci porta nel mondo dell’upupa e di alcune pratiche di conservazione messe in atto nel Canton Ticino. La specie ha subito una netta contrazione in quasi tutta la Svizzera. Lo studio presentato è partito da modelli di idoneità ambientale, utilizzati per prevedere la possibile presenza della specie in un sito. successivamente sono state svolte verifiche sul campo. Alcuni nidi sono stati seguiti con videocamere per studiare le prede.
Sono stati individuati alcuni fattori limitanti: basso numero di cavità utili per la riproduzione, mancanza di ambienti idonei, difficoltà nell’accedere alle prede (presenza di reti antigrandine, erba troppo alta…)... Sono stati stipulati accordi con agricoltori, per eliminare le reti antigrandine, favorire i muri a secco, gestire in modo appropriato gli sfalci. Si è cercato di promuovere le colture di tipo estensivo. Qualche risultato interessante si sta già avendo. Roberto Lardelli fa il punto della situazione su un prezioso strumento che si sta rivelando sempre più utile. Ovviamente di parla di Ornitho. Qualche numero:
- la versione italiana ha fornito in un anno 320mila dati;
- gli iscritti sono 1417, Lardelli stima che potenzialmente potranno arrivare a 2500;
- l’inverno 2009-2010 ha prodotto 92mila dati, relativi a 296 specie, di cui 275 autoctone.
Il futuro si presenta, a quanto pare, sempre più ricco e stimolante. Dalla primavera di quest’anno la piattaforma si estenderà anche all’Austria e alla Germania. Le potenzialità per il nostro paese? Chissà, magari la produzione di un atlante nazionale, mettendo in secondo piano italiche parrocchie e campanili.
C’è tempo, infine, per una rassegna delle leggi e degli strumenti normativi che interessano la fauna nella nostra regione: ce ne parla Umberto Bressan. Lucio Bordignon ci invita a partecipare alle operazioni di ricerca dello smergo maggiore sui laghi lombardi.
Qui trovate il programma del convegno
Matteo Barattieri

28 febbraio – 5 marzo 2010 Nella terra, nel fango tra presente e lampi di memoria di sfera e biroeu

“Clarice Starling: Tutti quei dettagli a memoria, signore?
Hannibal Lecter: La memoria, agente Starling, è quello che ho al posto di una bella vista”
(dal film “Il silenzio degli innocenti)


La Volano va. Fango e terra, pioggia e sole: i lavori proseguono. I camion continuano a trasportare materiale, che la ruspa sparge, trascina, sposta. Lueiss Villa non manca di presenziare alle operazioni con qualche puntata. Da buon progettista sbotta la sua insoddisfazione più volte: diaul d’un architett, mai cuntent. In effetti, questa la critica che possiamo muovere ai nostri Mule Skinner, scavi e riporti di terra hanno forma un po’ troppo regolare. La natura, pur governata dalle matematiche, non ama molto i righelli. I nostri operatori, del resto, sono abituati a normale vita di cantiere, e hanno minore sensibilità per forme prossime a quelle naturali. Poco male, impareranno. Intanto si stanno abituando ad osservare (e riconoscere) qualcuno dei nostri volatili.
Un altro Luigi (D’Amato) mette mano alla remada. Scopo del lavoro, come detto da altre parti, è liberare gli alberi che, crescendo, si sono fatti tutt’uno con la recinzione. Mica da poco. Il 28 febbraio 2010 Luigi ci avvisa:

“”” Queste le piante liberate questa mattina, siamo all'80% . “”””

Le foto qui sotto documentano l’operato del nostro. Grande Luigi!


(foto: Luigi D'Amato, 28 febbraio 2010)


Terra e fango, fango e terra. Chi fa delle scienze naturali disciplina da praticare all’aperto non teme, anzi ricerca, il contatto diretto, piedi e mani, con siffatti elementi primigeni.
In più punti, il nostro sito ormai non è che una distesa di zolle, che porta la mente verso contesti un poco differenti: percorsi della mente, percorsi della memoria, sempre attivi.





(Foto Luigi D'Amato, in alto 2 marzo 2010, in basso 3 marzo 2010)

“Campo di patate”, soleva dire S., compagno di tante battaglie dietro un pallone anni fa. Dei due, l’unico che prosegue regolarmente e immancabilmente a inseguire la sfera che fu di cuoio è il sottoscritto, avendo S. abbandonato da tempo, a quanto mi risulta. Campo di patate era espressione gergale per indicare i terreni coperti non da tappeto verde ma da un ammasso colloso di terra intrisa d’acqua. Erano condizioni che ci permettevano una curiosa gara a chi finiva più masarato e lercio di palta. E permetteva a chi scrive di effettuare uno dei suoi numeri preferiti: l’intervento in scivolata, rigorosamente con il piede sinistro. Eseguito secondo canoni precisi: inseguimento dell’avversario, ricerca del momento giusto, volo rasoterra con angolo appropriato rispetto alla direzione di movimento dell’avversario, aggancio del pallone con il collo del piede. Al malcapitato rimangono due alternative: saltare oppure impattare con la sfera e il mio piede, e rotolare in avanti.

I gabbiani sembrano gradire la distesa bruna, ottimo luogo per posarsi e riposare al sole. E cercare qualche preda tra le zolle smosse.

(Foto Luigi D'Amato, 2 marzo 2010)

Altri si dedicano alla pesca, come spiega Luigi D. Uno dei gabbiani….
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….il solito "pescatore abusivo" che esce dall'acqua con 3 etti di pesce gatto nel becco
”””””””””
Non sono gli unici a frequentare la terra libera. Qui due germani fotografati da Gaetano Nava il 2 marzo 2010.

Continuando nei percorsi della memoria calcistica, immancabile riandare alla stagione 1978-’79. Nottigham Forest – Colonia, semifinale di Coppa Campioni, gara di andata. Terreno infame e un’infinita teoria di emozioni: quando il calcio professionistico era ancora fenomeno dai toni popolari e i calciatori normali esseri umani. Magia di internet, il tutto rivive grazie a youtube, immancabile. Si potrebbe disquisire a lungo – se ne stanno occupando diversi intellettuali e saggisti – sull’attuale rapporto tra memoria e condizioni al contorno, sotto l’influenza della rete web. Meglio limitarsi a vedere (e rivedere) quanto ci è offerto di quella che per me rimane la più bella partita di sempre. Ecco qui, per complessivi 25-30 minuti circa; ovviamente, visione interdetta a chi non sia del ramo, e astenersi perditempo:
parte 1
parte 2
http://www.youtube.com/watch?v=7t8cgQcNRsU&feature=related

Curioso come, dopo decenni, molti dettagli siano ugualmente ancora vivi nella mente, youtube o meno.
Terra e palta, palta e terra…
Il 5 marzo 2010 Gaetano Nava fa un giro di controllo.
I lavori non smettono. Lasciamo i commenti a GaeNava.
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Giro alla vasca oggi pomeriggio,una mezzoretta a fare le veci di Luigi..Calma piatta..Nessun mezzo all'opera.
La fisionomia della vasca a secondo della visuale sta cambiando..piu' piacevole.
Credo che all'angolo sudovest abbiano terminato..E' stata inserita una specie di massiciata..anche se rimane cosi' non è male..
La recinzione vecchia è stata tolta quasi tutta...
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Le foto che seguono sono di Gaetano (5 marzo 2010)
Lato ovest

Lato est, visto da nord

Lato est, visto da sud.

Lato ovest, si vede la massicciata all'angolo sud-ovest.

La massicciata servirà come base per creare poi un tratto di sponda verticale per martin pescatore e, magari, gruccione. Non male l’impatto visivo delle penisole; quando si assesteranno e saranno coperte dalla vegetazione il paesaggio si farà ancora più interessante. Ora mancherebbero le piantumazioni.
Matteo Barattieri