venerdì 24 dicembre 2010

24 dicembre 2010 – Mangiatoie, nidi, esperimenti, e lo spirito della Volano

La mia militanza nel settore ambiente e affini data ormai qualche lustro. Ho partecipato e partecipo a diversi gruppi, dei quali in alcuni casi sono stato addirittura cofondatore. Ho dato vita a diverse campagne, cosa che faccio tuttora. Spesso, ahimè, nei gruppi ambientalisti tanta energia e tanta passione risultano poco supportati da conoscenze tecniche e da corrette impostazioni.
Il gruppo Volano fa (quasi) nobile, e classica, eccezione. Una compagine in cui le discussioni vertono su temi quali l’identificazione di un fungo, o la definizione dello status di una specie. O ancora: “…quelle piante lì sarebbero da eliminare…”, alla faccia di tanti, troppi integralismi dannosi e impaludanti. Per naturalisti incalliti, qualcosa di prossimo al paradiso. C’è persino un architetto che, a differenza di molti della sua categoria – potrei fare nomi e cognomi, ma non sarebbe carino – non parla da un piedistallo, con sicumera e presunzione, ma è pronto a confrontarsi. Del resto, il Luiss Villa, è naturalista di rango.
Le discussioni vissute con la correttezza e l’educazione richiesti da temi prettamente tecnici.

Mangiatoie e nidi artificiali: un argomento molto dibattuto di recente.

Parte il Claudio Crespi, proponendosi come costruttore di mangiatoie e nidi artificiali. Il bravo Claudio, artista del legno e non solo, riprendeva un messaggio di GaeNava, che lanciava l’idea di arricchire il paesaggio della Volano con questi manufatti, stimolato dalle condizioni difficili di questa stagione.
Personalmente non amo molto il fiorire di mangiatoie e nidi artificiali. Preferisco che si intervenga sul territorio, attraverso la messa a dimora di piante o la progettazione di interventi che modifichino in modo appropriato il paesaggio. Questa, idealmente, la mia posizione. Ma non posso non concordare con GaeNava o Luigi D, molto più possibilisti.
Sentiamo cosa dice GaeNava:
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Pero' mi viene da dire che la vasca non mi sembra un'ambiente cosi' secolarizzato da offrire rifugi e opportunita' di nidificazioni a talune specie.
Per esperienza diretta osservando la manutenzione del verde,sia privato che pubblico,ho molti dubbi sulle opportunita' di talune specie di trovare un'ambiente idoneo alla nificazione..E' la stessa cosa per cui si cerca di riportare nell'ambiente coltivato un po' di variabilita' rispetto alle monocultureper conservare talune specie(averle??).Magari un domani le cose possono cambiare,la vedo lunga pero',un'aiutino intanto credo non guasti..
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Buona la sintesi di Luigi Villa, riportata qui sotto:
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La posizione di Matteo (duri e puri) potrebbe, a mio avviso, essere adottata in un'oasi di più ampio respiro, di almeno qualche centinaio di ettari. Il nostro "buco" è troppo esiguo e scarno in rapporto alle disponibilità alimentari per l'avifauna, e non solo.
…….il mio progetto di "naturalizzazione della Vasca Volano" funziona solo sulla carta o come espressione di aiuto ad un ecosistema fragile; sono ben conscio, come penso molti altri, che si sia intervenuti su aspetti formali (rimodellaziobne delle sponde) e sull'incremento della vegetazione con lo scopo di preservare e poi di incrementare il grado di biodiversità, in senso lato, della VasVol; da qui a dire che l'ecosistema è stabile ed autosufficiente ce ne passa.
…….dobbiamo aspettare almeno qualche anno perchè il progetto, pur nella sua fragilità, possa esprimere tutta la sua potenzialità.
Nel frattempo tutti gli accorgimenti conosciuti e ritenuti validi per "aiutare" l'ambiente sono, secondo me, da attuare. Pertanto ben vengano le mangiatoie!
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I miei dubbi vanno oltre. Per prima cosa, vorrei che si discutesse bene il tutto. Del resto, la mia idea di dotare l’area di strutture per gli insetti va esattamente in questa direzione. Aiutare gli insetti e gli altri animali piccoli, spesso dimenticati, ma non meno importanti e affascinanti. Certo, al momento il progetto ha soprattutto valenza educativa e didattica. Ma credo che la Volano possa diventare un interessante laboratorio nell’ambito. E qui chiedo l’aiuto di Claudio (per la parte ingegneristica) e della prof. Laura Farina (per l’ambito entomologico). Penso potremmo fare un buon lavoro, da mettere poi a disposizione della comunità. Poniamoci in quest’ottica: sperimentare soluzioni di aiuto agli invertebrati, per poi comunicare i risultati ottenuti. Prof., mettiti in azione.

Per gli uccelli, vorrei fare qualche riflessione in più. A mio avviso, bisognerebbe selezionare bene le specie. aggiungere qualche cincia in più – questo gruppo è classico utilizzatore di nidi artificiali – non credo arricchirebbe davvero il sito. Due sono le specie di maggior importanza. Tra queste, il saltimpalo. Come realizza il nido il saltimpalo? Il volume 5 dell’Ornitologia Italiana (Brichetti e Fracasso, ed. Perdisa) recita:
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(nido) posizionato in una depressione del terreno, spesso su un pendio……e di solito con copertura erbacea…”
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Cosa ipotizzare per favorire la specie? Creare qualche fossetta qua e là, ad esempio alla montagnetta? Potremmo studiare il problema.

Altro uccello significativo è l’averla piccola. In questo caso, i nidi artificiali servirebbero a poco, anzi a niente: l’animale usa siepi e cespugli. E allora butto lì. Perché non usare la recinzione come anima e intelaiatura interna per creare cespugli o sistemi di cespugli artificiali. Utilizzando rami e simili, potremmo provarci. Inconveniente: come creare l’effetto fogliame? Mica semplice: potremmo simulare le foglie, usando anche in questo caso del legno. Mah…. Idee balzane? Forse…
Ragioniamoci.

Il tutto ovviamente aspettando che il buco di posto consolidi la sua fisionomia; nella fattispecie, aspettando che siepi, alberi, arbusti e compagnia cantante si sviluppino come si deve.
Matteo Barattieri

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