In trasferta: espressione che rimanda a contesti calcistici. Nella fattispecie, l’uscita lontano dalle mura amiche, per usare topos sempre di ambito pedatorio, è alquanto sui generis. Impegnato nel censimento svernanti italiani, lanciato dalla piattaforma ORNITHO, ho battuto, l’11 e 12 dicembre 2010, anche settori poco distanti dalla Volano. Nessun tradimento, anzi, un’utile raccolta dati, tutto sommato. Responsabile della scelta dei settori non è il sottoscritto, ma la stessa banda di ORNITHO, che per ogni particella da 10x10 km ha selezionato 4 celle da 1x1 km. Le celle sono collocate in modo da esser tra loro sufficientemente distanti. Altri dettagli qui:
Sabato 11 dicembre, mentre l’inossidabile GaeNava è alla Volano, ispeziono l’area tra Concorezzo e Agrate intorno a Cascina Rancate. La giornata limpida parrebbe alle masse indicata per altri lidi, più esotici ed eleganti. Ma tant’è: il sempiterno “chi si contenta…” non sarebbe poi tanto da chiamare in causa. O, meglio, può essere utile integrazione a questioni più pratiche, leggi esigenze di raccolta dati: il censimento dura solo fino a fine gennaio. Il tutto sommato a questioni, disemm, anagrafiche: con l’età è diffuso costume il ripiegarsi sull’immediatamente circostante.
Non comincia nemmeno male. Uno sparviere volteggia sopra Cascina Rancate, inseguito da un paio di cornacchie. La specie – il rapace, intendo – meriterebbe attenzioni non superficiali: il suo progressivo inurbamento è di non poco significato. Un simpatico gruppetto di mattuge completa il quadro nei primi metri di percorso.
Due cormorani passano in volo lontani. Chissà se hanno ispezionato la Volano.
Il paesaggio non permette molto di più, tra capannoni e altre strutture industriali. Supero il Villoresi: dopo la desolazione di rifiuti a bruttare il Canale, qualche accampamento di zingari. Un paio di cani ringhianti mi invitano ad accelerare il passo, non senza individuare un picchio rosso maggiore negli sputacchi alberati.
Due cormorani passano in volo lontani. Chissà se hanno ispezionato la Volano.
Il paesaggio non permette molto di più, tra capannoni e altre strutture industriali. Supero il Villoresi: dopo la desolazione di rifiuti a bruttare il Canale, qualche accampamento di zingari. Un paio di cani ringhianti mi invitano ad accelerare il passo, non senza individuare un picchio rosso maggiore negli sputacchi alberati.
In totale fanno 15 specie. Chiamo il buon GaeNava. Non è che a lui sia andata poi meglio: il suo taccuino si è fermato a 17. “….poca roba….”, o giù di lì è il suo commento.
Il 12 dicembre una delle celle prescelte mi porta proprio a lambire la Volano. Sono tra Carugate e Pessano. È il settore agricolo tra i due comuni, a sud di Cascina Seregna. Ornitologicamente, un deserto: neanche 10 specie. Ne possono nascere ulteriori riflessioni sul ruolo che può rivestire la nostra Volano, quale importante risorsa per il paesaggio. D’altra parte, però, il rischio che si riduca a isola con scarsi collegamenti con quanto è esterno. Spunti su cui meditare. Il paesaggio presenta però frammenti della campagna che fu. Filari di salici capitozzati a dar vimini. Filari a platani, pro parte capitozzati a loro volta: roba, i platani, che piacerebbe al Lüiss Villa. Il reticolo di rogge e derivazioni, ponticelli e urcioeuj: roba da brividi per il sottoscritto, che ha tra i punti deboli reti e manufatti legate alle acque, tratto che rende la spianata padana unica sul globo. La tentazione di seguire gli argini, creare una mappa mentale delle opere idrauliche o camminare nel letto dei canali viene allontanata a fatica. Un airone cenerino in lontananza richiama in qualche maniera all’ordine.
Qua e là spazzatura, qualche rudere, un capannone abbandonato: fascino da urbex, tra l’Alexandre Surin de “Le Meteore” di Tournier e le pagine di qualche autore di futuri post-atomici.
Per completare, visitati oggi anche il Parco di Monza e l’urbanizzato ammorbante tra Cologno e Vimodrone. Ma queste sono altre storie.
Il 12 dicembre una delle celle prescelte mi porta proprio a lambire la Volano. Sono tra Carugate e Pessano. È il settore agricolo tra i due comuni, a sud di Cascina Seregna. Ornitologicamente, un deserto: neanche 10 specie. Ne possono nascere ulteriori riflessioni sul ruolo che può rivestire la nostra Volano, quale importante risorsa per il paesaggio. D’altra parte, però, il rischio che si riduca a isola con scarsi collegamenti con quanto è esterno. Spunti su cui meditare. Il paesaggio presenta però frammenti della campagna che fu. Filari di salici capitozzati a dar vimini. Filari a platani, pro parte capitozzati a loro volta: roba, i platani, che piacerebbe al Lüiss Villa. Il reticolo di rogge e derivazioni, ponticelli e urcioeuj: roba da brividi per il sottoscritto, che ha tra i punti deboli reti e manufatti legate alle acque, tratto che rende la spianata padana unica sul globo. La tentazione di seguire gli argini, creare una mappa mentale delle opere idrauliche o camminare nel letto dei canali viene allontanata a fatica. Un airone cenerino in lontananza richiama in qualche maniera all’ordine.
Qua e là spazzatura, qualche rudere, un capannone abbandonato: fascino da urbex, tra l’Alexandre Surin de “Le Meteore” di Tournier e le pagine di qualche autore di futuri post-atomici.
Per completare, visitati oggi anche il Parco di Monza e l’urbanizzato ammorbante tra Cologno e Vimodrone. Ma queste sono altre storie.
alla prossima
Matteo Barattieri
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