sabato 25 dicembre 2010

25 dicembre 2010 - Cartoline invernali

Dopo tanti lunghi testi, contrari al galateo dei blog - però se nessuno si è lamentato.... -, qualche immagine.

Pettirosso (foto di Dario Porta, 18 dicembre 2010).
Femmina di fringuello (foto di Dario Porta, 18 dicembre 2010).

Cardellino (foto di Dario Porta, 18 dicembre 2010).

E per chiudere un'immagine di Claudio Crespi. Una omaggio al bravo Claudio e un invito a farsi vivo dalle nostre parti, e a darci il suo sicuramente valido e apprezzato contributo. Oltre alla carica di dinamismo e travolgente simpatia.

venerdì 24 dicembre 2010

Vita grama..

Neve, gelo, ghiaccio..
Brutto periodo per gli abitanti della Vasca.
La ricerca del cibo diventa frenetica, la sopportazione del freddo è incredibile.
Sotto una breve carrellata di foto. Credo che rendano meglio l'idea piu' di tante parole per descrivere questo momento un po' difficile per i nostri amici della Volano.

Ghiaccio sulla Vasca (19 dic 2010).













Frutti di rosa canina (18 dic 2010) e orme sulla neve (19 dic 2010).














Codibugnolo (18 dicembre 2010) e gheppio (18 dicembre 2010).














Migliarino di palude (dicembre 2010) e peppola (6 dicembre 2010).














Saltimpalo (6 dicembre 2010) e migliarino di palude (dicembre 2010).
Tracce di volpe (18 dicembre 2010).

24 dicembre 2010 – Mangiatoie, nidi, esperimenti, e lo spirito della Volano

La mia militanza nel settore ambiente e affini data ormai qualche lustro. Ho partecipato e partecipo a diversi gruppi, dei quali in alcuni casi sono stato addirittura cofondatore. Ho dato vita a diverse campagne, cosa che faccio tuttora. Spesso, ahimè, nei gruppi ambientalisti tanta energia e tanta passione risultano poco supportati da conoscenze tecniche e da corrette impostazioni.
Il gruppo Volano fa (quasi) nobile, e classica, eccezione. Una compagine in cui le discussioni vertono su temi quali l’identificazione di un fungo, o la definizione dello status di una specie. O ancora: “…quelle piante lì sarebbero da eliminare…”, alla faccia di tanti, troppi integralismi dannosi e impaludanti. Per naturalisti incalliti, qualcosa di prossimo al paradiso. C’è persino un architetto che, a differenza di molti della sua categoria – potrei fare nomi e cognomi, ma non sarebbe carino – non parla da un piedistallo, con sicumera e presunzione, ma è pronto a confrontarsi. Del resto, il Luiss Villa, è naturalista di rango.
Le discussioni vissute con la correttezza e l’educazione richiesti da temi prettamente tecnici.

Mangiatoie e nidi artificiali: un argomento molto dibattuto di recente.

Parte il Claudio Crespi, proponendosi come costruttore di mangiatoie e nidi artificiali. Il bravo Claudio, artista del legno e non solo, riprendeva un messaggio di GaeNava, che lanciava l’idea di arricchire il paesaggio della Volano con questi manufatti, stimolato dalle condizioni difficili di questa stagione.
Personalmente non amo molto il fiorire di mangiatoie e nidi artificiali. Preferisco che si intervenga sul territorio, attraverso la messa a dimora di piante o la progettazione di interventi che modifichino in modo appropriato il paesaggio. Questa, idealmente, la mia posizione. Ma non posso non concordare con GaeNava o Luigi D, molto più possibilisti.
Sentiamo cosa dice GaeNava:
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Pero' mi viene da dire che la vasca non mi sembra un'ambiente cosi' secolarizzato da offrire rifugi e opportunita' di nidificazioni a talune specie.
Per esperienza diretta osservando la manutenzione del verde,sia privato che pubblico,ho molti dubbi sulle opportunita' di talune specie di trovare un'ambiente idoneo alla nificazione..E' la stessa cosa per cui si cerca di riportare nell'ambiente coltivato un po' di variabilita' rispetto alle monocultureper conservare talune specie(averle??).Magari un domani le cose possono cambiare,la vedo lunga pero',un'aiutino intanto credo non guasti..
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Buona la sintesi di Luigi Villa, riportata qui sotto:
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La posizione di Matteo (duri e puri) potrebbe, a mio avviso, essere adottata in un'oasi di più ampio respiro, di almeno qualche centinaio di ettari. Il nostro "buco" è troppo esiguo e scarno in rapporto alle disponibilità alimentari per l'avifauna, e non solo.
…….il mio progetto di "naturalizzazione della Vasca Volano" funziona solo sulla carta o come espressione di aiuto ad un ecosistema fragile; sono ben conscio, come penso molti altri, che si sia intervenuti su aspetti formali (rimodellaziobne delle sponde) e sull'incremento della vegetazione con lo scopo di preservare e poi di incrementare il grado di biodiversità, in senso lato, della VasVol; da qui a dire che l'ecosistema è stabile ed autosufficiente ce ne passa.
…….dobbiamo aspettare almeno qualche anno perchè il progetto, pur nella sua fragilità, possa esprimere tutta la sua potenzialità.
Nel frattempo tutti gli accorgimenti conosciuti e ritenuti validi per "aiutare" l'ambiente sono, secondo me, da attuare. Pertanto ben vengano le mangiatoie!
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I miei dubbi vanno oltre. Per prima cosa, vorrei che si discutesse bene il tutto. Del resto, la mia idea di dotare l’area di strutture per gli insetti va esattamente in questa direzione. Aiutare gli insetti e gli altri animali piccoli, spesso dimenticati, ma non meno importanti e affascinanti. Certo, al momento il progetto ha soprattutto valenza educativa e didattica. Ma credo che la Volano possa diventare un interessante laboratorio nell’ambito. E qui chiedo l’aiuto di Claudio (per la parte ingegneristica) e della prof. Laura Farina (per l’ambito entomologico). Penso potremmo fare un buon lavoro, da mettere poi a disposizione della comunità. Poniamoci in quest’ottica: sperimentare soluzioni di aiuto agli invertebrati, per poi comunicare i risultati ottenuti. Prof., mettiti in azione.

Per gli uccelli, vorrei fare qualche riflessione in più. A mio avviso, bisognerebbe selezionare bene le specie. aggiungere qualche cincia in più – questo gruppo è classico utilizzatore di nidi artificiali – non credo arricchirebbe davvero il sito. Due sono le specie di maggior importanza. Tra queste, il saltimpalo. Come realizza il nido il saltimpalo? Il volume 5 dell’Ornitologia Italiana (Brichetti e Fracasso, ed. Perdisa) recita:
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(nido) posizionato in una depressione del terreno, spesso su un pendio……e di solito con copertura erbacea…”
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Cosa ipotizzare per favorire la specie? Creare qualche fossetta qua e là, ad esempio alla montagnetta? Potremmo studiare il problema.

Altro uccello significativo è l’averla piccola. In questo caso, i nidi artificiali servirebbero a poco, anzi a niente: l’animale usa siepi e cespugli. E allora butto lì. Perché non usare la recinzione come anima e intelaiatura interna per creare cespugli o sistemi di cespugli artificiali. Utilizzando rami e simili, potremmo provarci. Inconveniente: come creare l’effetto fogliame? Mica semplice: potremmo simulare le foglie, usando anche in questo caso del legno. Mah…. Idee balzane? Forse…
Ragioniamoci.

Il tutto ovviamente aspettando che il buco di posto consolidi la sua fisionomia; nella fattispecie, aspettando che siepi, alberi, arbusti e compagnia cantante si sviluppino come si deve.
Matteo Barattieri

24 dicembre 2010 - Il saltimpalo d’oro 2010

Dicembre. Tempo di nomine, di scelta dei vari personaggi dell’anno, dagli ambiti della politica internazionale al biliardo del Bar Sport. Non è da meno la Volano. Il nostro premio è il Saltimpalo d’Oro, in onore di una delle specie più rappresentative per la Vasca. Qualcuno aveva avanzato la candidatura di GaeNava: semplicemente superfluo elencare le motivazioni.

Come presidente e unico membro della giuria, e in democristiana applicazione del Manuale Cencelli, assegno il premio a Luigi D’Amato. Gaetano Nava meriterebbe, va da sé, ma si era già aggiudicato il titolo lo scorso anno. Luigi D. riceve l’ambito – si dice così – riconoscimento per il suo grande, e spesso poco sbandierato, lavoro sul campo. Non di rado fatto di umili operazioni, e di un insostituibile metterci le mani.
Un grazie a Luigi.

Albo d’oro del premio:
2008 Margherita Brambilla
2009 Gaetano Nava
2010 Luigi D’Amato

Matteo Barattieri

24 dicembre 2010 - Ufelee fa’ ul to mestee ovvero “Anticipare i tempi”

Fungiatt anzi micologo, ovvero micologo anzi fungiatt. E poi: microscopista, e anche botanico. Sarebbe il caso che ogni tanto il nostro architetto si ricordasse di quella che dovrebbe essere la sua occupazione nel quotidiano. E se ne ricorda, il Luiss Villa, cappello stile western a riparare la crapa.

Ma lasciamo al nostro la parola, che il 15 dicembre 2010 invia al gruppo un messaggio di posta elettronica intitolato, appunto, “Anticipare i tempi”:

“Dovendo documentare, per la Provincia,".. il conseguimento degli obiettivi prefissati... con le immagini riproducibili più significative.." ho riesumato la mia attrezzatura di disegno (pastello, acrilico, acquarello) intervenendo sull'immagine dall'elicottero con lo scopo di rappresentare la Vasca Volano come potrebbe apparire (fra un anno o due almeno) sempre dall'elicottero.”

Alla faccia dei vari programmi informatici ormai patrimonio consolidato, niente di meglio di un sano ricorso ad abilità manuali.

Andiamo con ordine, ma sa diss.
Questa è l’immagine di partenza, ripresa dall’elicottero. Un piacere per gli occhi, per noi appassionati non già di Volano, ma di cartografia e di territorio, del nostro territorio. A parte la golosità che suscita il tutto – uhei, architett, fuori copie di tutto il tuo materiale etichettato Volano: il popolo ha fame –, qualche domanda va fatta. Quando è stata fatta la foto? Da che altezza? Chi erano i fortunati a veleggiare sopra la Vasca più bella del mondo? La parola a Luigi V.

Chi non conosce bene il sito ha tutto il diritto di sorprendersi. Cotanta biodiversità, immortalata dagli obbiettivi di GaeNava e compari esiste grazie in particolare agli sputacchi di vegetazione posti intorno alla Vasca. Pare incredibile, ma è così.

Pastelli e altre strumentazioni ci permettono di vedere in questa immagine una serie di dettagli.

L’immagine, nei desiderata dell’architetto, presenta l’aspetto della Volano dopo una prima fase di maturazione in seguito agli interventi. Tra un anno o giù di lì.
Come si nota, il perimetro della recinzione si è spostato verso l’esterno: le aree aggiunte sono di proprietà del Comune. È stato ridisegnato l’ingresso, e una stradina, utile per i visitatori e gli escursionisti, corre lungo parte del perimetro esterno. Si notano bene le risagomature delle sponde, lavoro che garantisce nuove potenzialità alla Vasca. Il blog ne ha trattato a lungo.
Lunga vita alla vecchia Volano. E un grazie al Luiss Villa, per questo piacevole regalo. Che probabilmente non rimarrà isolato; il nostro promette infatti:

“Quando trovo un po’ di tempo metto in rete anche le altre 10 pagine di foto che completano la relazione finale.”

Alla prossima

Matteo Barattieri

domenica 12 dicembre 2010

12 Dicembre 2010 - In trasferta

In trasferta: espressione che rimanda a contesti calcistici. Nella fattispecie, l’uscita lontano dalle mura amiche, per usare topos sempre di ambito pedatorio, è alquanto sui generis. Impegnato nel censimento svernanti italiani, lanciato dalla piattaforma ORNITHO, ho battuto, l’11 e 12 dicembre 2010, anche settori poco distanti dalla Volano. Nessun tradimento, anzi, un’utile raccolta dati, tutto sommato. Responsabile della scelta dei settori non è il sottoscritto, ma la stessa banda di ORNITHO, che per ogni particella da 10x10 km ha selezionato 4 celle da 1x1 km. Le celle sono collocate in modo da esser tra loro sufficientemente distanti. Altri dettagli qui:

Sabato 11 dicembre, mentre l’inossidabile GaeNava è alla Volano, ispeziono l’area tra Concorezzo e Agrate intorno a Cascina Rancate. La giornata limpida parrebbe alle masse indicata per altri lidi, più esotici ed eleganti. Ma tant’è: il sempiterno “chi si contenta…” non sarebbe poi tanto da chiamare in causa. O, meglio, può essere utile integrazione a questioni più pratiche, leggi esigenze di raccolta dati: il censimento dura solo fino a fine gennaio. Il tutto sommato a questioni, disemm, anagrafiche: con l’età è diffuso costume il ripiegarsi sull’immediatamente circostante.

Non comincia nemmeno male. Uno sparviere volteggia sopra Cascina Rancate, inseguito da un paio di cornacchie. La specie – il rapace, intendo – meriterebbe attenzioni non superficiali: il suo progressivo inurbamento è di non poco significato. Un simpatico gruppetto di mattuge completa il quadro nei primi metri di percorso.

Due cormorani passano in volo lontani. Chissà se hanno ispezionato la Volano.

Il paesaggio non permette molto di più, tra capannoni e altre strutture industriali. Supero il Villoresi: dopo la desolazione di rifiuti a bruttare il Canale, qualche accampamento di zingari. Un paio di cani ringhianti mi invitano ad accelerare il passo, non senza individuare un picchio rosso maggiore negli sputacchi alberati.
In totale fanno 15 specie. Chiamo il buon GaeNava. Non è che a lui sia andata poi meglio: il suo taccuino si è fermato a 17. “….poca roba….”, o giù di lì è il suo commento.

Il 12 dicembre una delle celle prescelte mi porta proprio a lambire la Volano. Sono tra Carugate e Pessano. È il settore agricolo tra i due comuni, a sud di Cascina Seregna. Ornitologicamente, un deserto: neanche 10 specie. Ne possono nascere ulteriori riflessioni sul ruolo che può rivestire la nostra Volano, quale importante risorsa per il paesaggio. D’altra parte, però, il rischio che si riduca a isola con scarsi collegamenti con quanto è esterno. Spunti su cui meditare. Il paesaggio presenta però frammenti della campagna che fu. Filari di salici capitozzati a dar vimini. Filari a platani, pro parte capitozzati a loro volta: roba, i platani, che piacerebbe al Lüiss Villa. Il reticolo di rogge e derivazioni, ponticelli e urcioeuj: roba da brividi per il sottoscritto, che ha tra i punti deboli reti e manufatti legate alle acque, tratto che rende la spianata padana unica sul globo. La tentazione di seguire gli argini, creare una mappa mentale delle opere idrauliche o camminare nel letto dei canali viene allontanata a fatica. Un airone cenerino in lontananza richiama in qualche maniera all’ordine.

Qua e là spazzatura, qualche rudere, un capannone abbandonato: fascino da urbex, tra l’Alexandre Surin de “Le Meteore” di Tournier e le pagine di qualche autore di futuri post-atomici.

Per completare, visitati oggi anche il Parco di Monza e l’urbanizzato ammorbante tra Cologno e Vimodrone. Ma queste sono altre storie.

alla prossima

Matteo Barattieri

12 dicembre 2010 - Mappe regionali: qualche istruzione

Della serie “questo è un blog di servizio”. Qualche annotazione per scaricare mappe e sezioni di mappe della Carta Tecnica Regionale (CTR). Da poco tempo il Geoportale della Lombardia permette, finalmente, di scaricare parti della CTR. Il servizio è molto utile e pratico anche per chi, come il sottoscritto, possiede già i CD, usciti anni fa, con tutta la cartografia regionale. Sul Geoportale sono però presenti molte funzionalità davvero preziose e comode. Quella che segue è una breve descrizione di un paio di esse, che possono aiutare chi sta andando sul campo per l’Atlante Ornitologico Italiano, lanciato da Ornitho, ad esempio.

Apriamo la pagina
Questo il collegamento al Geoportale
http://www.cartografia.regione.lombardia.it/geoportale/ptk
Quando siamo sulla pagina di apertura, selezioniamo “Visualizza mappe” sul menù a sinistra. Ci spostiamo così su una nuova pagina; schiacciamo col cursore su “Carta tecnica regionale”. Si apre in questo modo una nuova finestra con la mappa della nostra regione, a scala piccola.

L’asta graduata
Sul lato sinistro c’è una sorta di asta graduata, ad ogni tacca corrisponde una scala. Portiamo il cursore sulla freccia, tenendo premuto il tasto sinistro del mouse, aumenteremo via via la scala, fino al valore di interesse. Consiglio: portiamoci a 1:10mila o 1:15mila.
Cerchiamo l’area
A questo punto ci si sposta sulla mappa fino a trovare la zona di interesse. Basta spostarsi col cursore (appare a video la classica mano), tenendo premuto il tasto sinistro del mouse. Diamo sempre qualche istante al sito per lavorare e mettere a fuoco l’immagine. Paesi, corsi d’acqua, frazioni scorrono via via: per il malati di mappe come il sottoscritto un piacere visivo.

Strumenti
In alto sulla sinistra ci sono i vari menù. Ci si porta col cursore su “strumenti”, è la terza opzione da sin. Si apre così una tendina, con diverse opzioni. Tra le più utili:
- download raster
- stampa.
Adesso, al lavoro!

Download raster
Premiamo su questo comando. In basso a destra si apre una finestra. Abbiamo la possibilità di scaricare le tavole che interessano. Se si conosce la tavola, bene. Altrimenti, si indica un comune e appariranno dei “raster”. Vanno selezionati, seguendo l’istinto, o sulla base di informazioni note, o a caso. In effetti, questo è un aspetto da indagare. Non ho ancora capito se c’è qualcosa simile ad un quadro di unione. Selezionato il raster gradito, si potrà dare il comando download. Il nostro pc potrà ora arricchirsi di mappe: si tratta di documenti compressi (.zip).

Il comando “stampa”, non solo per stampare
Molto utile è il comando stampa: vediamo perché. Questo comando permette di stampare e scaricare una sezione della CTR. Selezioniamolo, ci appare una finestra in basso a destra, che ci fornisce una serie di possibilità. Possiamo dare un titolo a ciò che stamperemo, possiamo modificare la scala, aggiungere commenti... Molto utile è chiedere che appaia la scala sul ritaglio della CTR che ci interessa: senza scala non vai da nessuna parte, anche se è vero che in ogni caso è presente, sulla sezione scelta, un righello con le distanze in metri. Se schiacciamo col cursore su “Stampa PDF”, ci appare un finestra. Attenzione: l’esecuzione non è immediata (almeno sul mio pc), meglio lasciare al programma, Adobe, il tempo di lavorare, altrimenti il tutto si può bloccare. La finestra mostra la classica anteprima di stampa. Controlliamo bene che la sezione sia quella desiderata. In caso contrario, chiudere la finsetra, e ricentrare la sezione della CTR, con la solita mano. Ripartire con “Stampa PDF”. Abbiamo due comandi disponibili: “stampa”, appunto, e “salva”. In questo modo avremo sul nostro pc, salvata in PDF, la sezione scelta. La stampa è in bianco e nero, con l’eccezione di una sottile linea rossa, ebbene sì, che indica i confini comunali.
alla prossima
Matteo Barattieri

lunedì 6 dicembre 2010

6 dicembre 2010 - La miniera GaeNava


Una miniera, un gioiello da custodire, una piacevole lista da consultare e scorrere: questo e altro è il documento inviatomi oggi da Gaetano "GaeNava" Nava. Il nostro mi ha inviato l'elenco di tutti i suoi avvistamenti, a partire dal dicembre del 2009, con l'integrazione di qualche osservazione del 2008 e del 2009. Si tratta del materiale che il nostro ha inviato a Ornitho, piattaforma nata in Svizzera e da un po' messa a disposizione degli italiani.

Immergersi nella sequenza di dati è appassionante. E impressionante: la copertura, mese per mese, è pervasiva. 16 giornate di campo nel solo mese di agosto, nel 2010. Tanti bei dati su cui operare. Tanti bei dati da custodire gelosamente, e da tenere al riparo; non penso però che facciano gola ai prodi di Wikileaks, tanto per rimanere sull'attualità.

Bisognerà vedere come utilizzarli. Conosco il metodo di lavoro del fotografo ufficiale: niente punti di ascolto, la digitale pensa a setacciare il sito metro per metro. Risultato: poco sfugge al nostro.

Per concludere, chiedo a Gaetano di confermare omogeneità e continuità nel metodo. Così potremo operare sui dati. Ne vedremo, credo, delle belle.
Ancora grazie
Matteo Barattieri

6 dicembre 2010 - Dietro le quinte del blog

"E' un po' che non ricevo roba dalla Volano", così ogni tanto qualcuno degli iscritti al nostro blog. Altri invece, presi nel gruppo degli operativi: "Dai, aggiungi qualcosa al blog", fino ad un più sopra le righe: "...vado sempre sul blog...ma non viene aggiornato...", o giù di lì e con un tono quasi minaccioso o, detta meglio, sanguigno.

Fa piacere che ci sia passione per queste pagine internet. A dire il vero, la passione è in primis, per non dire in toto, rivolta alla nostra amata Vasca, sacro fuoco di menti e cuori in quel dell'Agratese e dintorni. Un passione che spinge i vari GaeNava e Luigi D'Amato e compagnia cantante a una frequentazione al limite del patologico. Mi ci metto anche io, dal momento che la Volano mi ha fatto trascurare la prima grande fiamma, ovvero il Parco di Monza.

Tanto lavorio di foto, attività di campo e via andare meriterebbe in effetti più puntuale e più adeguata copertura. Mica sempre facile. Dice: basta prendere due foto, inserire qualche rapido commento, magari fare un copia-incolla dei messaggi. Non mi convince. Preferisco dare il più possibile un tocco in più, per quanto possa servire, e nonostante l'uditorio sia alla fine molto limitato. Ma in ogni caso, anche i quattro lettori meritano dovuto rispetto. E poi, e poi c'è il divertimento personale, il piacere dello scrivere. Il gusto per la ricerca dell'espressione e dello svolazzo.
Il tutto arricchito da uno degli obbiettivi centrali: lasciare una documentazione e una traccia di quanto avviene alla Volano. Non da ultimo, il partecipare alla grande comunità di internet, effetto di una sindrome su cui sarebbe il caso di indagare: alla rete dobbiamo tanto, tantissimo, e, personalmente, mi sembra di partecipare davvero poco al grande flusso di conoscenza che circola su server e portatili.

Il processo di genesi di un articolo per questo blog segue di solito una procedura abbastanza consolidata. Le foto di GaeNava, con annesse notizie, oppure un'uscita diretta sul campo sono quasi obbligato punto di partenza. Le istantanee che riceviamo in gran numero ogni settimana costituiscono un impegno anche per il sottoscritto, che le archivia in modo preciso e accurato. Finiscono in cartelle divise per data, mentre un documento viene aggiornato con un indice che descrive il contenuto delle varie immagini. Decine e centinaia di foto: un archivio fantastico, va da sé, ma succhiaenergie. Sistemato il materiale, bisogna scegliere un argomento centrale o, almeno, organizzare in adeguata sequenza le note.
E, da ultimo, una nota di vivacità. Generalmente, è molto utile scegliere un brano musicale, che faccia da ideale colonna sonora. La ricerca non può prescindere da gusti personali, invero viziati da scarsa e misera competenza del sottoscritto nell'ambito. La vena da cui attingere ha quindi confini limitati: il tema del brano vuole essere vicino al contenuto del pezzo per il blog.
Si può allora partire a stendere le prime righe. Modello è l'idolo di sempre, il Gioann Brera, grande e inarrivabile letterato, spesso ingiustamente relegato nell'ambito della pedata. Modello, ebbene sì, ma molto molto lontano, inaccessibile. Riferimento forte, come per Brera, è l'affetto per la nostra terra, per la Brianza parte di quella Lombardia, tanto amata dal Gioann, che brianzolo fu, seppur d'adozione. Accanto alla disponibilità di tempo, non sempre garantita, sussistono altri ostacoli. In primo luogo, il timore di essere ripetitivi, la paura di cadere nel già detto. Del resto, il sito è sempre quello. Fortuna vuole che, per ora, le novità non manchino. E non è propriamente necessario dover ricorrere al filosofeggiare spiccio di questi capoversi. Ma ogni tanto gha voeur anca quell.

Per completare il tutto, accompagnamento nel vergare le righe di cui sopra è stata Belinda Carlisle:
Col tema c'entra invero niente, ma è stato buon sottofondo.
alla prossima
Matteo Barattieri

domenica 5 dicembre 2010

5 dicembre 2010 - Le quinte in azione: una casa al Condominio Volano

Il mondo occidentale è ormai, grazie all’operato di personaggi quali il buon Claudio Crespi, disseminato di nidi artificiali per uccelli. Accanto alle cassette nido, diffuse in ogni dove in lande anglosassoni, vengono spesso abbinate mangiatoie. Queste strutture possono rivestire importanti ruoli in ambito scientifico e conservazionistico. Offrono spazi adatti alla riproduzione colmando lacune; permettono di seguire e studiare le specie: non pochi progetti di indagine hanno nell’utilizzo di cassette nido uno dei loro cardini. In svariati casi, questi manufatti sono utilizzati per campagne di sensibilizzazione e per lavori di divulgazione. Personalmente, non sono un fanatico di queste strutture, fatta eccezione per alcune situazioni sopra citate, leggi conservazione e indagini scientifiche. Preferisco favorire la fauna attraverso interventi di miglioramento complessivo sull’ambiente. E poi: queste attività risentono della sindrome del già visto, proposte come sono in tanti e disparati, e a volte insospettati, contesti. Ci vuole dell’altro.

La richiesta di Raffaella “ellaraffa” e Paola “miss.paola” di far costruire qualcosa agli alunni delle quinte di Agrate coinvolti nel Progetto Vasca Volano faceva in effetti riferimento a mangiatoie e altro per pennuti. Idea centrale non sono tanto gli oggetti, i manufatti in sé, ma la possibilità per gli alunni di essere coinvolti in qualcosa di operativo. L’ambito didattico segue spesso percorsi indipendenti da contesti direttamente pratici, come è giusto che sia. Nella fattispecie, interessa fino ad un certo punto che le cassette nido siano davvero intervento prioritario o, comunque, da sottoporre ad adeguata discussione. Appurato che, va da sé, la cosa non è fonte di danni, si mettono i fanciulli al lavoro. Insomma: alle docenti importa che vengano interessate sfere manuali e progettuali, oltre ad altri ambiti.
La riunione di programmazione per le giornate del presente anno scolastico mi vede immediatamente promotore di interventi non già rivolti alla fauna maggiore ma agli animali piccoli, al mondo degli insetti e, più in generale, degli invertebrati. Nel sentire comune, è il mondo dei sobborghi e delle periferie dell’impero, anche se, quantitativamente, stiamo parlando di gruppi che compongono la fetta principale della biodiversità planetaria. Nidi e strutture artificiali siano dunque, ma per il mondo del piccolo.
Le ricadute a livello pratico e, disemm, gestionale non mancano. Facciamo qualche riflessione. Supponiamo di mettere in posa invece cassette nido per uccelli. A meno di non scegliere forme e dimensioni particolari, le specie che sarebbero interessate sarebbero bene o male le solite: cince e affini. Roba di non grande interesse conservazionistico, insomma. E poi: favorire un incremento dei volatili potrebbe magari andare a discapito degli insetti. Ragionamenti a spanne, intendemas, ma van fatti.
Andiamo al sodo. Decidiamo di dedicare la prima parte del lavoro sulla Volano di quest’anno alla realizzazione di strutture che siano di aiuto alla piccola fauna. Gli alunni van coinvolti sin dall’inizio. E il primo incontro a scuola ha per argomento la preparazione all’uscita, con discussione e preparazione di progetti. Quella che segue è una relazione per punti.

Le specie
È importante cercare di immedesimarsi nelle specie che ci interessano. Chiediamoci come vivono, dove vivono, di cosa necessitano per costruire i loro nidi. E via andare.
Gli alunni delle tre classi coinvolte – 5° B, C e D della Primaria di Agrate – conoscono bene gli animali piccoli. Li abbiamo trattati in più occasioni, anche attraverso osservazioni di campo.
- Lumache e dintorni. I gasteropodi (chiocciole e limacce) vivono sul terreno, han bisogno di umidità e di stare al buio. Anche altre specie non amano la luce: vermi e affini, millepiedi, coleotteri, scolopendre. Come aiutarli? La risposta arriva facile facile, come vedremo poi.
- Ragni. Non possiamo certo costruire delle ragnatele. Nossignori: dobbiamo creare spazi adatti al loro tessere e tessere. (vedi più sotto).
- Mosche. Molto opportunamente alcuni affermano che non è necessario costruire strutture. Dobbiamo fornire a questi animali risorse per nutrirsi e nutrire le loro larve. Già, la soluzione è semplice: portiamo alla Volano carne scaduta o animali morti. Idea impraticabile: il rischio è una denuncia per mancato rispetto di norme igieniche. “…potremmo ammazzare qualche animale sul posto…..”, suggerisce qualche alunno in vena di umorismo nero. Non se ne fa niente: lasceremo alla natura il proprio lavoro.
- Api e vespe. Il tema offre l’occasione per un breve inciso. Dobbiamo usare il vocabolario in maniera appropriata. Non dobbiamo parlare di alveare per le strutture che mettiamo a disposizione di questi animali; il termine indica la colonia da loro realizzata. Nostro campito sarà fornire spazi e manufatti utili per posizionare le celette.

Una casa per le vespe
In più occasioni abbiamo trovato, nel corso delle nostre avventure, nidi di vespe cartonaie. Il tema che affrontiamo in questa occasione è rappresentato dalle vespe solitarie. Queste specie non vivono in colonie: ognuna per sé, vien da dire. Per deporre le uova utilizzano fori di dimensioni adeguate. Progettare nidi artificiali non è difficile. Ci vengono in aiuto siti internet tedeschi, vere e proprie miniere di idee. Le varie classi studiano diverse modalità:
- Blocchetti di legno. Occorre legno sufficientemente compatto. Nei blocchetti vengono praticati, su un lato, dei fori. I diametri dei buchi variano: 2, 3, 4, 6, 8 fino a 10 mm; le vespe non sono tutte uguali, ovviamente. La struttura deve essere quella di un condominio: tanti buchi per ogni tipologia. Occorre dimensionare adeguatamente anche la profondità dei fori; basta seguire una semplice regola: moltiplicare per 10 il diametro.
- Tubi. Questa modalità di costruzione è meno difficoltosa. Si prendono dei tubicini del diametro adeguato. Possono andare bene: pezzi di bambù, cannucce, tubi in metallo…. Il tutto va raccolto in una scatola aperta su un lato, nella quale inserire il mazzo di tubicini. È importante: le vespe, e le loro uova e larve, devono essere al riparo. Per le dimensioni dei tubi bisogna regolarsi come sopra.
- Tappi. Raffaella “ellaraffa” suggerisce una soluzione interessante. Attaccare insieme tappi di sughero, lasciando degli spazi in mezzo: le nostre vespe potranno usare questi vuoti. Per le dimensioni dei tubi bisogna regolarsi come sopra.
I blocchetti di legno, e di conseguenza le scatole che contengano i fasci di tubi o di tappi, devono avere dimensioni adatte: 20-25 cm di altezza, 15 cm di larghezza, 10 cm di profondità.
Per posizionare i nostri nidi artificiali dovremo usare degli accorgimenti. Non possiamo piazzarli al suolo: umidità, agenti atmosferici e altro potrebbero danneggiarli. Dobbiamo collocarli almeno ad altezza d’uomo. Le uova e le larve all’interno avranno bisogno di calore: vanno quindi orientati in modo appropriato rispetto ai punti cardinali.


Un aiuto per i ragni
Vari sistemi:
- costruire strutture ad angolo diedro;
- utilizzare paletti, rami, bastoni, creando così strutture simili alle siepi;
- costruire intelaiature.

Le cataste
Ottimi rifugi per tante specie: ragni, forbicine, lumache, vermi, onischi…. Diventa complesso procurarsi grandi pezzi di legno, tronchi…ecc…. Si può rimediare, magari recuperando ramoscelli sul campo. Creeremmo piccole ma non meno produttive cataste.


Un nido per i bombi
Si tratta di strutture affascinanti. Basta una scatola di dimensioni adatte: 22 (altezza) x 41 x 36. Su una faccia si pratica un foro – la scatola va tenuta chiusa –, dal quale si fa partire un tubo. Diametro del foro: pochi mm. Dentro la scatola va messo del materiale utile: muschio, segatura, erba secca….

Caverne artificiali
Esistono animali che amano questi ambienti, come luoghi temporanei o permanenti. Un esempio: le tipule, ovvero le zanzare giganti che a molti incutono timori ingiustificati. Non succhiano il sangue, si nutrono di succhi vegetali. Per creare delle caverne artificiali possiamo utilizzare cumuli di sassi o accatastare dei legni. Possiamo anche recuperare porzioni di vecchi tubi: devono però avere diametro dell’ordine di qualche decina di cm.

Lontani dalla luce
Realizzare habitat utili agli animali del buio (lumache, coleotteri, onischi….) non è difficile. Sono sufficienti assi di legno o sassi a forma piatta.

I ricci
Costruire ricoveri per questi animali non è difficile. Basta un vaso di dimensioni adeguate: deve avere diametro di 45 cm almeno. Il contenitore va svuotato e rovesciato. Va creata un’apertura sufficientemente ampia: 11 per 12 cm.

Materiale occorrente
Riassumendo:
- scatole di legno, quelle dei vini vanno bene
- pezzi di bambù
- tubi e cannucce di vari diametri: 2, 3, 4, 6, 8, 10 mm
- assi di legno
- materiali per legare: colle, resine, corde….
- blocchetti di legno
- pezzi di tubi dal diametro di vari cm
- pietre e affini, meglio se piatte
- rami, bastoni….
- ramoscelli per creare una catasta
- muschio, paglia, segatura….
- vasi in plastica (diametro di almeno 45 cm)
NB
Il materiale è in gran parte in tedesco. Nel caso, lo scrivente può fornire rapida e succinta traduzione.
Matteo Barattieri